Le autorità di Qinghai, provincia nord-occidentale della Cina, stanno impedendo ai giovani monaci tibetani venuti in vacanza per le celebrazioni del Lasor, nuovo anno lunare, di tornare ai loro monasteri, chiedendogli di lasciare le loro vesti per frequentare le scuole statali.

La campagna di dissuasione fa parte di un tentativo del governo di Pechino per limitare la dimensione dei monasteri tibetani, spesso visti come centri di resistenza al governo centrale.

“Quattro giorni dopo l’inizio del nuovo anno, i funzionari del governo si sono incontrati con i genitori dei centri di Tulan e Terlenkha e hanno detto loro che ai giovani monaci che ora studiano in monasteri lontani non sarà permesso di tornare. Se desiderano studiare devono iscriversi alle scuole statali locali” riferiscono fonti dell’agenzia tibetana Rfa.

Da tempo i genitori si sono lamentati che la lingua tibetana non viene insegnata nelle scuole statali e i centri privati che avevano organizzato l’insegnamento della lingua sono stati vietati. “Ora il governo li costringe a tornare allo stato laicale e a frequentare le scuole locali, senza corsi di lingua tibetana nel loro curriculum. Questo ci confonde e, come genitori, ci pone di fronte a un dilemma” hanno detto alcuni rappresentanti dei genitori, chiedendo che corsi di lingua tibetana vengano inclusi nel curriculum delle scuole locali.

La campagna del governo in corso nella provincia di Qinghai riecheggia la stessa operazione fatta a Driru, nella Regione autonoma del Tibet, dove le autorità, nell’ottobre scorso, hanno ordinato che i monaci di età inferiore ai 12 anni fossero espulsi dai monasteri e rimandati a casa presso le proprie famiglie.

MISNA,25/02/2015

English article: “TIBET: BEIJING ATTEMPTING TO “DISSUADE” MONKS”