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Si attenua la persecuzione del Falun Gong in Cina

Matthew Robertson, The Epoch Times, 09 Settembre 2013.

La persecuzione del Falun Gong era la massima priorità per la leadership del Partito Comunista Cinese quando nel 1999 ha iniziato la campagna sotto gli ordini di Jiang Zemin, ex capo del Partito.

Ora, 14 anni dopo, la campagna sembra essere entrata in una nuova fase; il peso politico di Jiang, che ha visto la persecuzione come una crociata personale, è diminuito in modo significativo e il suo controllo sulle posizioni chiave dell’apparato di sicurezza è stato minato dalle lotte politiche intestine.

( Nella Foto; Ma Chunling, una praticante del Falun Gong, è stata rilasciata da Masanjia il 30 agosto 2013. Sua sorella negli Stati Uniti ha detto che il campo è in via di chiusura, in quanto sembra che la campagna contro la pratica spirituale del Falun Gong, attiva da 14 anni, sia sempre più difficile da sostenere per la leadership del Partito Comunista).

Secondo le statistiche prodotte da Minghui.org, uno dei principali siti web del Falun Gong che tiene traccia della persecuzione, negli ultimi 18 mesi il numero dei praticanti del Falun Gong condannati ai campi di lavoro e nelle carceri è in costante diminuzione.
Minghui ha inoltre documentato che un certo numero di campi di lavoro in diverse regioni della Cina sembra stiano per chiudere. In alcuni casi i praticanti del Falun Gong detenuti vengono rilasciati.

Questa tendenza è in rottura con il passato, dove «sradicare» la pacifica disciplina spirituale è stata la priorità politica più importante per il Partito Comunista Cinese; nelle strade si svolgevano roghi massivi di libri e le televisioni di Stato hanno condotto maratone di propaganda 24 ore al giorno.

Anche così, i cambiamenti nel corso dell’ultimo anno non significano che la persecuzione si è fermata, secondo quanto affermato dagli esperti; questi indicano che alla campagna non viene data l’intensa enfasi politica che aveva una volta e che in alcune regioni della Cina non è in grado di essere sostenuta.

Chiusura dei campi di lavoro

Quest’anno la nuova leadership del Partito Comunista Cinese sotto Xi Jinping, ha annunciato che avrebbe fermato o riformato il sistema dei campi di lavoro. La dichiarazione è stata inizialmente accolta con un certo scetticismo, ma i gruppi per i diritti umani hanno detto che vi sono dei cambiamenti in atto e alcuni campi di lavoro vengono chiusi. In altri casi vengono semplicemente rinominati come centri di riabilitazione dalla droga, mentre al loro interno si svolgono gli stessi abusi.
A metà luglio due campi di lavoro forzato nel Sud di Pechino hanno rilasciato un certo numero di praticanti del Falun Gong che erano detenuti, secondo quanto riferito da Minghui.

Il Campo di Lavoro Forzato Femminile di Pechino ha cominciato a rilasciare praticanti del Falun Gong da maggio e il 5 luglio il Campo di Lavoro forzato di Xin’an ha rilasciato un gran numero di praticanti del Falun Gong, secondo quanto affermato da Minghui. Non sono stati forniti dettagli sul numero totale di coloro che si pensa siano stati rilasciati.

Parallelamente nel mese di luglio il Campo di Lavoro di Xidayingzi nella città di Chaoyang, provincia del Liaoning, ha rilasciato oltre dieci praticanti, in base alle informazioni fornite da Minghui.

Pare inoltre che alcuni praticanti del Falun Gong siano stati rilasciati da Masanjia, il più famigerato dei campi di lavoro nel Nord-Est della Cina. A fine agosto Minghui ha riferito che tutti i detenuti maschi del Masanjia erano stati liberati e che il campo non ha preso nuovi detenuti dall’ottobre dello scorso anno. Alla fine di agosto, in base a quanto affermato, sono rimaste solo otto praticanti donne.

«Mia sorella minore è stata rilasciata da Masanjia il 30 agosto – ha scritto in una mail Ma Chunmei, una praticante del Falun Gong residente nella zona di Washington – Il Campo di Lavoro forzato di Masanjia è sostanzialmente disintegrato». Epoch Times aveva precedentemente effettuato un reportage sulle sorelle Ma e sul tentativo di Ma Chunmei di far sì che sua sorella minore venisse rilasciata.

In un articolo d’opinione, Minghui ha detto che, nonostante questi ultimi rilasci e la promessa da parte del regime di riformare il sistema di lavoro, «questo non significa che il Partito Comunista Cinese (Pcc) smetta di compiere degli atti malvagi».
Secondo Levi Browde, direttore esecutivo del Falun Dafa Information Center, un ulteriore contributo è stata dato dall’enorme resistenza che i praticanti del Falun Gong hanno adottato contro la persecuzione.

«Centinaia di migliaia di praticanti stanno lavorando giorno dopo giorno da anni, raccontando ai loro vicini che cosa sta succedendo. [Il chiarimento dei fatti sulla situazione in Cina, ndt] è stato esposto a tutti, dalle casalinghe ai funzionari di alto livello», ha detto Browde.
L’anno scorso ci sono state una mezza dozzina di petizioni ideate dagli abitanti dei villaggi in diverse parti della Cina, tra cui una con 15 mila impronte digitali su ceralacca nella provincia Nord-orientale dell’Heilongjiang, richiedendo che i praticanti del Falun Gong detenuti venissero liberati.

Allo stesso modo, negli ultimi anni alcuni avvocati cinesi per i diritti umani stanno difendendo i praticanti del Falun Gong in procedimenti giudiziari, cosa che sarebbe stata impensabile in precedenza, quando veniva impedito loro di entrare in aula.

Minghui svolge regolarmente dei resoconti su funzionari del Partito Comunista Cinese che affermano di non voler più partecipare alla persecuzione.
«Il popolo cinese e i quadri del Partito Comunista stanno prendendo distanza da questa persecuzione», ha detto Browde.

Nonostante tali aneddoti, è ancora impossibile ottenere un quadro completo dello stato della persecuzione in Cina e anche la notizia dell’imminente chiusura dei campi di lavoro deve essere trattata con una certa circospezione, secondo quanto affermato da Corrina-Barbara Francis, ricercatrice di Amnesty International per i diritti umani in Cina.

«Penso che dovremmo essere molto cauti su quello che sta succedendo. Stanno chiudendo i campi di riforma attraverso il lavoro o li stanno solo trasformando in campi di droga?», ha detto in un’intervista telefonica, facendo riferimento ai centri di riabilitazione dalla droga che in alcuni casi possono ancora essere usati per detenere prigionieri politici.

Meno sentenze

Accanto alle istanze di rilascio, nel corso degli ultimi 18 mesi il numero di praticanti del Falun Gong inviati nei campi di lavoro è diminuito, secondo quanto mostrato dai dati di Minghui. Quest’anno il numero di pene detentive e in generale il numero di casi di persecuzione documentati sono tutti diminuiti rispetto agli anni precedenti.

Minghui ha registrato 785 e 745 condanne rispettivamente nel 2010 e nel 2011, mentre solo 509 nel 2012 e 218 all’inizio di settembre 2013.
Nel 2010 e nel 2011, sono state emesse rispettivamente 1.452 e 1.327 sentenze al campo di lavoro, mentre nel 2012 e da settembre 2013 i numeri ammontano a 1.065 e 351.

Nel complesso tutti i casi di persecuzione sembrano essere in qualche modo diminuiti dagli anni precedenti, con un totale di 1.727 riportati dai primi di settembre di quest’anno, in base ai dati forniti da Minghui; la media annuale per gli ultimi cinque anni si aggirava intorno ai seimila.
Si pensa che i dati di Minghui abbiano registrato solo una frazione dei casi di persecuzione in Cina, ma nel corso del tempo i dati non aiutano a identificare le tendenze. Tuttavia un ritardo nei resoconti—Minghui può ricevere resoconti mesi o anni dopo che gli eventi si verificano—complica il quadro.

Né i rilasci né le statistiche in calo dimostrano che la politica stessa di colpire i praticanti del Falun Gong possa essere rivalutata, secondo quanto detto dalla Francis. «Stiamo continuando a vedere alcune pene detentive di lunga durata. Non c’è nessun sostegno significativo oltre alla politica generale».

Resistenza interna

Uno dei principali ostacoli che i funzionari del Partito hanno affrontato nel mettere i sigilli al sistema dei campi di lavoro è stata la resistenza da parte del Comitato per gli Affari Politici e Legislativi (Plac), l’agenzia segreta e potente del Partito che sovrintende l’apparato di sicurezza, secondo quanto detto da Yiyang Xia, ricercatore presso la Human Rights Law Foundation, un’organizzazione legale con sede a Washington che ha avviato azioni legali contro i funzionari cinesi per violazioni dei diritti umani.

Un lungo articolo di approfondimento su Caijing, una ben nota rivista di economia in Cina, ha alluso a questo: «Attualmente tra [i detenuti, ndt] nel sistema dei campi di lavoro, una gran parte sono ‘elementi religiosi eretici’. Come comportarsi con questo gruppo di persone è diventato un problema difficile per il tentativo di riforma. Alcuni ricercatori nel sistema giudiziario ritengono che l’esistenza di questo gruppo possa essere la ragione per la quale non vi è alcun modo per eliminare completamente il sistema dei campi di lavoro».

Il gruppo a cui si fa riferimento è il Falun Gong, in base a quanto detto da Xia.

«L’apparato di sicurezza stava usando il Falun Gong come scusa per non fare alcuna riforma – ha detto – Ma ora sembra che la decisione sia stata presa».

Fuori dal campo di lavoro, dentro il centro di lavaggio di cervello

A parte i dati complessivi, il modo in cui avviene la transizione tra il lavoro forzato e il centro di lavaggio di cervello o la chiusura dei campi di lavoro in tutta la Cina differisce da regione a regione. In molti casi la violenza continua ad essere perpetrata.

In un caso riferito da Minghui.org, il Campo di Lavoro Forzato di Chongqing ha semplicemente cambiato nome. Ora si chiama «Centro di riabilitazione dalla droga attraverso l’isolamento forzato», ma le stesse guardie continuano a torturare gli stessi praticanti del Falun Gong.
La praticante del Falun Gong Yue Chunhua, per esempio, è stata denudata, picchiata e come tortura le è stato spinto uno spazzolino a setole dure nella sua vagina, secondo quanto riportato da Minghui.

Durante i rilasci più recenti, Liu Yongping, una praticante di Pechino, si è rifiutata di firmare una dichiarazione di rinuncia al suo credo. È stata trasferita ai centri di lavaggio di cervello di Pechino dal personale dell’Ufficio 610 locale e dello zongzhi ban, o ufficio di gestione globale, che fanno parte dell’apparato di sicurezza del Partito, secondo quanto riferito da Minghui.

L’Ufficio 610 è un’agenzia extralegale del Partito istituita allo scopo di portare avanti la persecuzione del Falun Gong, mentre lo zongzhi ban utilizza spesso degli uffici in aree residenziali per la gestione degli affari locali del Partito. Jiang Zemin, ex leader del Partito, ha personalmente supervisionato la creazione dell’Ufficio 610 e gli ha dato il suo permesso.
Nessun cambiamento nella politica

«È stato Jiang Zemin a guidare la persecuzione promuovendo i suoi luogotenenti attraverso i ranghi e richiedendo tassi di trasformazione grazie ai lavaggi di cervello – ha detto Browde del Falun Dafa Information Center – La persecuzione è diventata una cartina tornasole per la fedeltà a Jiang e al Partito. Ora l’apparato di sicurezza è stato consegnato ad altre persone».

Browde, come la Francis, difficilmente specula sulle dinamiche politiche dell’elite cinese, ma ha detto: «Se ci sono aree che stanno perseguitando meno, forse questo indica una diminuzione dell’influenza di Jiang e della sua fazione».

Tuttavia gli altri appartenenti al gruppo di Jiang e in particolare i funzionari dei servizi di sicurezza che hanno costruito la loro carriera sulla persecuzione del Falun Gong, continueranno a portare avanti la campagna nonostante la mancanza di nuove energie che possano essere iniettate dalla direzione centrale, in base a quanto detto dal ricercatore Yiyang Xia.

«La politica non è cambiata affatto», ha affermato Xia in un’intervista telefonica. Ha detto che la persecuzione terminerebbe ufficialmente solamente se il Comitato Permanente del Partito Comunista Cinese tenesse una riunione ed emettesse una nuova politica al riguardo.

Ad ogni modo la natura altamente politica della campagna e gli abusi che sono stati condotti nella sua promozione sono tali che è improbabile che qualsiasi leadership del Partito voglia confrontarsi con essi, secondo quanto ha detto. «Questo difficilmente accadrà prima della riabilitazione del massacro di piazza Tiananmen, perché tale questione è molto più spinosa».

La Francis di Amnesty International ha dichiarato che «qualsiasi tipo di inversione formale» della campagna è improbabile perché avrebbe «enormi implicazioni per l’intero sistema e ogni sorta di questioni di responsabilità». Ha continuato: «Nel caso in cui ci sia un riconoscimento formale, vi è un gran numero di funzionari e direttori di carceri che potrebbero essere oggetto di azione penale per torture e maltrattamenti». Questo sarebbe «un enorme deterrente per qualsiasi tipo di inversione formale della politica».

Yiyang Xia ha detto: «Fino a quando la politica non cambierà, i [funzionari, ndt] dell’apparato di sicurezza, che hanno il sangue sulle loro mani e sono coinvolti nella campagna, continueranno la persecuzione».

Ricerca di Annie Wu. Lu Chen ha contribuito al reporting.

Fonte: http://www.epochtimes.it/news/calo-nella-persecuzione-del-falun-gong-in-cina—124040

English version:
http://www.theepochtimes.com/n3/279531-persecutions-grip-weakens-in-china/?photo=2 [1]