Ripresa economica cinese e finanziamenti bancari: rischio di una bolla speculativa?
Nei primi 6 mesi del 2009 le banche hanno erogato finanziamenti per oltre 1000 miliardi di dollari Usa. Pare che buona parte della somma sia stata usata per pure operazioni speculative. Ora Pechino sembra voler porre un limite al fenomeno.I possibili contraccolpi.
Le banche cinesi nel 2009 hanno già operato cessioni di crediti, garantiti da terzi, per 236,7 miliardi di yuan (circa 23,6 miliardi di euro), 3 volte di più che nell’intero 2008. Le autorità di controllo stimano che una buona metà di questi titoli siano crediti incrociati, garantiti dalle stesse banche che li scambiano tra loro e che così creano una parvenza di ricchezza in realtà esistente solo sulla carta. Pare che Pechino voglia limitare l’utilizzo di questo espediente adoperato dalle banche per aumentare in modo artificioso la loro ricchezza e, quindi, l’entità dei finanziamenti erogabili. Come conseguenza, si prevede che molte banche cinesi dovranno reperire nuovo capitale o, con più probabilità, ridurre l’utilizzo di questi crediti incrociati, magari operando compensazioni reciproche.
Secondo Wei Jianing, vicedirettore del Centro Ricerca e sviluppo del Consiglio di Stato, citato dal China Business News, già nei primi 5 mesi del 2009 circa 1160 miliardi di yuan dei finanziamenti così erogati sono stati impiegati nell’acquisto di azioni. Ovvero in un puro fenomeno speculativo, del tutto avulso dalle ragioni del finanziamento e peraltro comportante un alto rischio, collegato alla volatilità del mercato azionario.
Questo flusso di liquidità ha fatto crescere il valore della borsa di Shanghai di circa il doppio dal gennaio al 4 agosto 2009, dopo che nel 2008 era diminuita del 65%. Ma dal 4 al 19 agosto Shanghai ha perso il 19,8%, prima di recuperare oltre il 5% tra ieri e oggi (+1,7% oggi).
Esperti osservano che si è così creata una vera bolla speculativa, molto vulnerabile perché in parte fondata su investimenti volatili e poco prevedibili come il mercato azionario. Essi si interrogano riguardo all’effettività dell’affermata ripresa dell’economia cinese (+7,9% nel secondo trimestre 2009, secondi i dati ufficiali). Alcuni osservano che le esportazioni cinesi hanno avuto una ripresa parziale verso gli altri Paesi asiatici, ma rimangono a bassi livelli verso Stati Uniti ed Europa, e che i consumi interni non mostrano grandi incrementi, mentre il recente aumento dei prezzi di petrolio e metalli non può che avere effetti negativi sulla produzione. Da ciò si ipotizza che tale ripresa sia in buona parte esito della massiccia liquidità immessa nel mercato, che, tuttavia, deve sfociare in una reale maggiore produzione, per essere proficua. Viene pure rilevato che gli investimenti fissi esteri hanno avuto, invece, una progressiva contrazione durante l’intero 2009.
Fonte: Asia News
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