Prodi mezzobusto da Pechino

Così anche Prodi è sistemato. Dopo qualche tentazione africana dove però aveva trovato il campo già occupato da Veltroni, ieri l’ex presidente del Consiglio ha firmato un contratto da anchorman per la Cctv, la televisione di Stato cinese. A Pechino devono volergli bene: forse ricordano quando affermò che l’unica salvezza per il Sud Italia erano i cinesi.

Così ora Prodi veleggia verso una carriera da opinionista di politica internazionale. Invece di fare i conti con sondaggi e voti di fiducia avrà a che fare con indici di ascolto e di share. Ma senza grandi preoccupazioni, la catena televisiva pubblica raccoglie l’ascolto di circa un miliardo e 200mila persone ed è guidata direttamente da alti funzionari del Partito Comunista Cinese.

C’è poco spazio per opinioni originali e notizie “fuori linea”. Nel 2005, la Cctv diede notizia di un grave incidente in una miniera di carbone cinese. Subito dopo i dirigenti del canale e i giornalisti vennero chiamati dal ministero degli Esteri e furono costretti a scrivere delle lettere di pubblica autocritica.

Sarà forse per questo che nel febbraio di quest’anno, quando un incendio distrusse il quartier generale della Cctv a Pechino con una vittima e molti feriti sia tra i vigili del fuoco che tra i dipendenti, il canale non diede la notizia.

Solo grazie a internet e ai blog la cosa venne risaputa in tutto il paese e accolta con generale soddisfazione e ironia. Un blog molto noto, Han-Han scrisse : “L’autocastrazione corrisponde perfettamente all’immagine della Cctv, che tra i media-eunuchi è la numero uno del mondo”.

All’epoca il Financial Times riportò questo giudizio di un anonimo (per motivi di sicurezza) esponente dell’industria mediatica cinese: “Non c’è nessuno in Cina che non sia stato contento per l’incendio della Cctv, il modo tirannico con cui quell’organizzazione domina il mondo dei media gli ha fatto guadagnare l’odio generalizzato, persino da parte dei suoi dipendenti”.

Ora la Cctv ha un nuovo dipendente e se ben ricordiamo la tenacia con cui Prodi difendeva il servizio pubblico televisivo di Stato, i vertici della televisione cinese non hanno nulla da temere. Da Prodi avranno solo grandi manifestazioni d’amore.

Fonte: L’Occidentale, 14 dicembre 2009

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