New York, trova una lettera nella shopping bag: «Aiuto, sono un prigioniero cinese costretto a lavorare 13 ore al giorno»
Una donna ha trovato un biglietto nascosto in un sacchetto di un grande magazzino. Lo aveva scritto un uomo internato in un laogai dal partito comunista cinese.
Stephanie Wilson è una donna come tante altre. Australiana ma residente nella Grande Mela e appassionata di shopping, adorava passare ore nel prestigioso grande magazzino newyorkese Saks Fifth Avenue. Un giorno però, rincasata dal solito giro da Saks, si è resa conto che il sacchetto pieno dei suoi acquisti conteneva una sorpresa inaspettata.
Nascosta all’interno della shopping bag c’era una lettera. «Help! Help! Help!», vi si leggeva. «Siamo trattati come schiavi, maltrattati e ci costringono a lavorare più di 13 ore al giorno per confezionare queste grandi borse. La prego, mi aiuti. La ringrazio e mi scuso se l’ho importunata». A vergare quella disperata richiesta di aiuto era stato Tohnain Emmanuel Njong, un uomo che, scoprirà la signorina Wilson, all’epoca era prigioniero del regime comunista di Pechino e internato in un laogai, i famigerati “campi di rieducazione attraverso il lavoro” cinesi.
DALLA CINA A SAKS. Dopo aver ritrovato il biglietto, Stephanie si è rivolta alla Laogai Research Foundation, l’organizzazione con sede a Washington e guidata dal famoso dissidente Harry Wu che per primo ha rivelato al mondo libero la disumana realtà dei gulag cinesi.
È stata la Laogai Research Foundation ad occuparsi delle ricerche del misterioso autore della lettera, e alla fine lo ha rintracciato. Njong, oggi 34enne, era stato arrestato per frode (reato per cui si è sempre detto innocente) nel 2011 e ha trascorso 2 anni in un laogai della sua provincia, Qingdao, prima di essere rilasciato lo scorso anno per buona condotta, senza nemmeno essere mai stato condannato.
Ha ammesso di aver nascosto altre cinque lettere nei sacchetti che produceva in prigionia, e parlando di quella trovata per caso nella borsa di Saks ha detto: «Sono contento che almeno una delle mie lettere sia stata trovata da una persona. Sono solo felice che qualcuno abbia potuto sentire le mie grida d’aiuto. È stata la sorpresa più grande della mia vita».
IL PRECEDENTE DELL’OREGON. Non è il primo caso del genere che viene alla luce. Lo scorso anno Julie Keith, una cittadina dell’Oregon, trovò un messaggio d’aiuto manoscritto in una scatola di decorazioni per Halloween. Nel testo, l’autore chiedeva allo sconosciuto lettore di girare la lettera alle organizzazioni per la promozione i diritti umani: «Migliaia di persone che vivono sotto le persecuzioni del governo del partito comunista cinese ti ringrazieranno».
E poi si leggeva: «Questo prodotto è stato fabbricato nell’unità 8 del dipartimento 2 del campo di lavoro di Masanjia nello Shanyang. Le persone qui devono faticare per 15 ore al giorno, senza sabati, domeniche e vacanze. Anzi, sopportano torture, pestaggi e gravi ingiurie». Nel messaggio si sottolineava anche che gli internati spesso sono innocenti e incarcerati «solo perché hanno un’opinione diversa dal partito comunista».
Tempi.it,Chiara Rizzo,07/05/2014
Articoli correlati:
Condividi:

Condizioni di utilizzo - Terms of use |
---|
Potete liberamente stampare e far circolare tutti gli articoli pubblicati su LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, ma per favore citate la fonte. |
Feel free to copy and share all article on LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, but please quote the source. |
![]() Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Internazionale. |