Nella pubblicazione del libro bianco sui diritti umani la Cina pretende di dare lezioni
Nel manuale la via comunista alla libertà: tutti felici, allineati e muti. Altrimenti……
Ma chi l’ha detto che il comunismo è morto? L’Unione Sovietica e il suo impero europeo sono scomparsi ormai da trent’anni, ma in Cina per la gioia e l’ammirazione di tanti credenti nell’ideologia di Marx e Lenin, anche in Italia il regime è non solo vivo e vegeto, ma in grado di porre la sua sfida all’Occidente. Certo, nei cent’anni trascorsi dalla fondazione del Pc cinese, molte cose sono cambiate: non c’è più Mao Zedong con la sua sobria giacchetta con il colletto alto identica a quella di tutti i militanti del Partito, non c’è più il suo sacro Libretto Rosso che esorta alla violenza rivoluzionaria. Oggi c’è piuttosto un Libro Bianco, appena pubblicato dallo stesso Partito, che ci racconta in toni pacati la sua idea di diritti umani.
Avete capito bene. Diritti umani, in Cina. Negli stessi giorni in cui a Hong Kong chiude i battenti l’ultimo giornale di opposizione e vengono proibite con la forza le manifestazioni «anti patriottiche» (cioè non comuniste), mentre si calcola che oltre un milione di musulmani del Xinjiang siano chiusi nei lager per «terrorismo», mentre tutta la Cina è sottoposta a uno Stato di polizia ferreo che impedisce il diritto di parola a chi solo pensa di proporre un’alternativa al regime a partito unico, Pechino pubblica un libro bianco di 18 pagine per raccontare al mondo la sua incredibile «verità»: i veri diritti umani sono quelli che il partito comunista assicura ai cinesi, mentre quelli universali altro non sono che ipocrita copertura della repressione dei diritti dei più deboli.
Il governo cinese, insomma, non si limita a rintuzzare le pretese occidentali di libertà politiche e civili per i suoi cittadini, ma pretende apertamente di esportare la sua visione di diritti umani, perfettamente coerente con il marxismo-leninismo resuscitato, in versione aggiornata, da Xi Jinping. Nel libro bianco si legge che godere di diritti umani significa veder soddisfatte le aspettative sociali ed economiche: un diritto collettivo all’uguaglianza e al benessere materiale che mette in secondo piano (nella realtà: annulla completamente) quelli individuali e politici. I fortunati cittadini cinesi, secondo il documento ufficiale, hanno il privilegio di essere l’oggetto delle cure assidue dei funzionari del partito, e il dovere patriottico di sostenere le politiche che essi «propongono». Obiettivo di lungo termine (viene indicato il 2049, centenario della fondazione della Repubblica Popolare) dello Stato comunista cinese è quello di creare una società sempre più «prospera, forte, democratica, culturalmente avanzata e armoniosa», in grado di estendere al resto del mondo il suo «contributo alla protezione dei diritti umani, permettendogli di svilupparsi meglio». Insomma, diritti «alla cinese» per tutti.
Un lampante esempio di questi diritti è stato offerto l’altra sera dalla Cgtn, la televisione internazionale cinese. In uno studio con luci soffuse, un distinto conduttore chiedeva in ottimo inglese ai suoi ospiti due professori universitari cinesi, come lui azzimati e incravattati di dialogare sul concetto di diritti umani contenuto nel Libro Bianco appena pubblicato. Il «dialogo» fluiva armonioso, senza inopportune voci discordanti: nessuno dubitava che i diritti alla cinese fossero il massimo per l’umanità intera. Il tutto sotto lo slogan del programma «Le idee contano»: solo le loro naturalmente, poiché chiunque in Cina osasse sostenerne di diverse verrebbe immediatamente arrestato. Buone maniere in studio, manganelli in strada. Così funziona la propaganda del Paese il cui ambasciatore a Roma riceve rispettose visite da parte di esponenti di forze politiche italiane proprio mentre il nostro premier coordina con gli alleati le reazioni all’invadenza dei regimi autocratici.
Fonte: Il Giornale, 27/06/2021
Commento di Gianni Da Valle- Arcipelago laogai : in memoria da Harry Wu
In Cina come è noto, noi di Arcipelago laogai: in memoria di Harry Wu lo diciamo da anni , non ci sono diritti per gli individui che contestano il monopolio del Regime Comunista sul potere e il modo in cui viene esercitato in ogni contesto. Non esiste un adeguato ricorso legale per chi osa dissentire. Esercita la sua politica di potere su uno dei sistemi carcerari più repressivi e disumani al mondo, i LAOGAI. Anche se è stata modificata la sua nomenclatura per “addolcire” lo sguardo. E’ usato dalla Cina come strumento per esercitare la dittatura. Questo sistema da un lato serve come mezzo per la repressione e per la riforma del pensiero(lavaggio del cervello) dall’altro garantisce un’immensa quantità di manodopera pressochè gratis che è fonte di ingenti profitti per il sistema carcerario e per il Partito Comunista Cinese (PCC).
Il governo cinese con le sue violazioni sui diritti umani potrebbero compromettere i suoi interessi nazionali. Potrebbe influenzare l’approvazione da parte del Congresso degli Stati Uniti di uno status permanente di relazioni commerciali normali, che a sua volta potrebbe complicare l’adesione di Pechino all’Organizzazione mondiale del commercio. La Cina è anche consapevole che attirerà la censura alla sessione annuale del prossimo mese della Commissione per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra.
Pechino ha lavorato duramente, quindi, per costruire una difesa credibile contro quella che il 26/06 Amnesty International ha definito la repressione “più grave e diffusa” del dissenso dal 1989.
Il Libro bianco, 50 anni di progresso nei diritti umani in Cina, è disponibile all’indirizzo http://www.china.org.cn
Articoli correlati:
Condividi:

Condizioni di utilizzo - Terms of use |
---|
Potete liberamente stampare e far circolare tutti gli articoli pubblicati su LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, ma per favore citate la fonte. |
Feel free to copy and share all article on LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, but please quote the source. |
![]() Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Internazionale. |