Nella giornata internazionale a sostegno delle vittime della tortura 2018 l’UHRP denuncia la Cina

In occasione della Giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura (26 giugno), l’UHRP chiede alle Nazioni Unite (ONU) e agli Stati membri di mettere in discussione la Cina accusata di omicidi e torture nei campi di rieducazione nel Turkestan orientale. La Revisione Periodica Universale (UPR) prevede la possibilità per i governi di fare pressione su Pechino chiedendo chiarezza sulle accuse credibili di decessi durante la detenzione e la tortura di massa degli uiguri.

Nella foto satellitare il “campo di rieducazione” di Kashgar, città della provincia autonoma dello Xinjiang

“È giunto il momento per la Cina di eliminare il sistema dei campi di rieducazione messe in atto in tutto il Turkestan orientale. I funzionari cinesi devono ammettere l’esistenza di questi campi e che trattamento viene riservato agli internati.

Il direttore Omer Kanat dell’UHRP afferma: “secondo testimonianze di prima mano l’uso della tortura fisica e psicologica è comune. La comunità internazionale tramite l’UHPR deve porre delle domande alla Cina sui campi di rieducazione. Prove schiaccianti indicano una violazione di massa dei diritti umani in corso nel Turkestan orientale ed è responsabilità di tutti lavorare per ottenere la fine di tutto questo. Alla Cina non deve essere permesso di avere mano libera nella costruzione di strutture di massa e detenzioni arbitrarie in cui viene incoraggiato l’uso della tortura”.

Dalla primavera del 2017, la Cina ha arrestato oltre un milione di uiguri che sono stati rinchiusi nei ‘campi di rieducazione.’ I rapporti hanno rivelato il livello regionale delle strutture e le condizioni di sovraffollamento. Radio Free Asia ha anche documentato un numero di decessi in stato di prigionia, compresi quelli di Muhammad Salih Hajim, Abdulnehed Mehsum, Yaqupjan Naman, Abdulreshit Seley Hajim, Abdusalam Mamat, Yasinjan, e una non identificata donna uigura.

Nel rapporto del 18 maggio 2018 della Associated Press, vengono riportate testimonianze di ex internati che descrivono metodi di torture fisiche e psicologiche: “i detenuti che si dimostrano più valenti e docili agli insegnamenti ricevuti e si comportano con zelo vengono ricompensati, coloro che si rifiutano di farlo sono puniti con isolamento, percosse e privazione di cibo”.

Nonostante che la Cina sia uno dei firmatari della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altri trattamenti crudeli trattamenti inumani o degradanti, continua a compiere atti di violenza sui suoi cittadini. Ad oggi in Cina non sono stati avviati meccanismi efficaci per frenare la pratica della tortura all’interno dei suoi confini e nel Turkestan orientale.

La tortura degli internati uiguri nei “campi di rieducazione” è unita alle frequenti segnalazioni di abusi fisici e altri maltrattamenti di uiguri detenuti dal governo cinese. Alla fine del 2005, dopo aver fatto la sua prima visita ufficiale in Cina, il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, ha confermato che “la tortura era diffusa” in Cina. Nowak ha aggiunto che vi è stato un “modello diffuso e sistematico della tortura relativa alle minoranze etniche, in particolare nei confronti dei tibetani e degli uiguri”.

Nel mese di novembre 2015, l’ UHRP e il World Uyghur Congress (WUC) congiuntamente hanno presentato un rapporto alternativo al Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite (CAT). Nel documento viene affermato che dopo la visita di Manfred Nowak dieci anni prima non c’è stato alcun progresso per porre fine alla pratica di torturare i detenuti nei “campi di rieducazione”.

L’ UHRP e la WUC hanno evidenziato diversi casi torture nei confronti degli uiguri da parte dello Stato cinese. Tra le vittime uigure documentate erano incluse Shohret Tursun, Noor-Ul-Islam Sherbaz e Tudahun Hoshur.

Il generale delle Nazioni Unite designato quale rappresentante della Giornata internazionale a sostegno delle vittime della tortura ha dichiarato:

La tortura è un crimine di diritto internazionale. Ogni violenza causata con ogni mezzo sono strumenti appropriati, sono assolutamente vietati e non possono essere giustificati in nessun caso. Tale divieto è sancito dal diritto internazionale. il che significa che è vincolante per tutti i membri della comunità internazionale, indipendentemente dal fatto che uno Stato abbia ratificato i trattati internazionali in cui la tortura è stata espressamente vietata. La pratica sistematica o diffusa della tortura costituisce un crimine contro l’umanità.

Traduzione Laogai Research Foundation Italia Onlus

Fonte: Uyghur Human Rights Project, 26/06/2018

English article, UHRP: International Day in Support of Victims of Torture 2018: Investigate Reports of Deaths and Torture in ‘Reeducation Camps

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