«Modello cinese», una minaccia mondiale
Il modello cinese, caratterizzato dalla corruzione, dallo sfruttamento delle risorse e dal disprezzo per la salute dell’ambiente e delle persone, si è diffuso nel mondo attraverso gli investimenti all’estero
Dopo che Xi Jinping — leader del Partito comunista cinese — si è recato in visita in Africa a metà marzo, il «neo-colonialismo» cinese è nuovamente diventato un argomento popolare.
Neo-colonialismo significa pressappoco che la Cina, oltre a sfruttare le risorse dell’Africa trascurando l’impatto ambientale, sta inoltre scaricando prodotti industriali a basso costo.
Lo sviluppo economico della Cina ha portato con sé poche opportunità di lavoro per gli Africani. Quel che è peggio è che la politica cinese di «aiuti finanziari incondizionati» e di «non interferire con la politica degli altri Paesi» ha rotto il modello delle nazioni occidentali di fornire aiuto solo quando sono soddisfatti certi requisiti politici. Questo ha allentato le redini su alcuni dittatori africani.
La ragione per la crescita virale del neo-colonialismo cinese in Africa è che gli imprenditori cinesi hanno introdotto il marchio del modello cinese — collusione tra Governo e imprese — in Africa, usando la concussione al fine di acquisire i diritti minerari e l’accesso al mercato.
Alimentata da concussione e corruzione
Poco prima della visita di Xi in Nigeria, Lamido Sanusi, governatore della Banca centrale del Paese, aveva criticato la Cina sul Financial Times inglese per essersi appropriata dei beni primari dell’Africa per poi rivendere i prodotti finiti all’Africa stessa, dicendo che la Cina è in Africa non per gli interessi africani ma per i propri.
«Questa era l’essenza del colonialismo», ha detto Sanusi, aggiungendo: «Si tratta di un contributo significativo alla de-industrializzazione e al sottosviluppo dell’Africa».
Il presidente sudafricano Jacob Zuma ha avvertito nel 2012 che la struttura degli scambi tra l’Africa e la Cina è «insostenibile nel lungo termine».
Ma tali denunce da parte dei Governi africani sono rare in quanto i benefici per i capi di Stato sono spesso legati alle imprese cinesi in vari modi. La maggior parte delle obiezioni provengono da gruppi popolari.
Transparency International, organizzazione anti-corruzione, ha intervistato 3.016 alti dirigenti aziendali provenienti da 30 Paesi sulle loro percezioni delle imprese provenienti da 28 Paesi coi quali avevano rapporti di affari.
Sulla base delle loro valutazioni riguardo alla possibilità delle imprese di ogni Paese di pagare tangenti all’estero, è stato calcolato per ogni Paese un Bribe Payers Index (Bpi) [Indice dei paganti delle tangenti, ndt] in modo da riflettere il livello di corruzione percepita. La Cina ha ricevuto il secondo Bpi più basso, indicando la seconda più alta probabilità di corruzione dopo la Russia.
Il Bpi copre 19 settori e comprende i Paesi e le regioni di tutte le aree chiave del mondo. Il resoconto 2011 del Bpi ha inoltre suggerito che le industrie ad alto volume monetario controllate dal Governo, comprese le infrastrutture, l’edilizia, il petrolio e il gas naturale, sono più sensibili alla corruzione all’estero.
Il Governo cinese ha smentito il resoconto del Bpi, ma la realtà dimostra che la concussione e la corruzione sono state il motore di espansione delle attività all’estero della Cina.
Tra il 2008 e il 2012, il World Bank’s Sanctions Board [Consiglio sulle sanzioni della Banca mondiale, ndt] ha posto 14 aziende e individui cinesi nella sua «lista degli interdetti» per frode e corruzione. Tali imprese e individui sono stati classificati non ammissibili a ricevere un contratto finanziato dalla Banca Mondiale per 2-8 anni.
Nel 2009, la società mineraria statale cinese Metallurgical Group Corp è stata accusata di aver corrotto il ministro afghano delle Miniere con 30 milioni di dollari (23 milioni di euro) per vincere l’appalto del più grande progetto di sviluppo del Paese.
Il 19 marzo 2013, dirigenti della filiale mongola del gigante delle telecomunicazioni cinese ZTE sono stati indagati con l’accusa di concussione. I prodotti e servizi della ZTE sono stati installati in più di 140 Paesi. Nel mese di febbraio, ZTE è stata accusata di aver corrotto funzionari in Kenya per vincere un contratto governativo.
In Algeria, i dirigenti della ZTE sono stati condannati a 10 anni di carcere dopo essere stati condannati per corruzione nel giugno 2012.
La maggior parte degli investimenti cinesi in Africa sono rivolti alle infrastrutture pubbliche, all’estrazione mineraria e alle costruzioni e in quasi tutti i casi le imprese cinesi si sono fatte strada con tangenti. Ma perché ne ha pubblicizzate solo alcune?
Nel 2010 Kong Xiangren, funzionario del Ministero cinese della Vigilanza, ha spiegato: «Molti casi di [concussione, ndt] hanno catturato la nostra attenzione e sono stati esaminati dopo che sono stati scoperti dai Governi locali negli Stati Uniti o in Europa, in particolare quelli che coinvolgono la corruzione di imprese internazionali — ha detto Kong — Questo perché le attività di concussione erano ben nascoste»……(….)
Per leggere l’intero articolo:
http://www.epochtimes.it/news/modello-cinese-una-minaccia-mondiale—122826
Fonte The Epoch Times, 26 Aprile 2013
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