Migrante si uccide perché gli negano i salari arretrati
Liu Dejun, operaio generico e migrante dell’Hebei, si è ucciso ingerendo pesticida, dopo che il datore di lavoro si è rifiutato di pagargli 3.200 yuan (circa 358 euro) di stipendi arretrati. Per l’uomo era troppo vergognoso tornare a casa nella contea di Xinglong per il Nuovo Anno Lunare, dove era atteso dalla figlia di 11 anni e da 2 sorelle, senza portare loro i soldi per vivere i prossimi mesi. Il 16 gennaio Liu ha ingerito 70 grammi di paraquat, un pesticida molto tossico, ma la sua agonia è durata fino al 29 gennaio. Sino a novembre aveva lavorato per la ditta di un certo Wang Hai nella contea di Yutian, che lo stesso 16 gennaio si è rifiutato di pagare gli arretrati. L’agenzia statale Xinhua riporta che ora Wang ha promesso di dare 260mila yuan alla famiglia di Liu per indennizzo. I migranti cinesi spesso lavorano e vivono l’intero anno lontani da casa, dove tornano solo per la festa del Nuovo Anno Cinese. La famiglia di Liu si era indebitata per pagare cure sanitarie e aveva bisogno di questi soldi per vivere. Nella Cina comunista non è raro che le imprese “derubino” gli operai dei salari arretrati. Secondo dati ufficiali, alla fine del 2006 nella sola Pechino c’erano 1,63 miliardi di yuan di paghe arretrate dovute a circa 800 mila migranti. Ma il problema è nazionale: dati ufficiali parlano alla fine del 2006, ad esempio, di 1,84 miliardi di yuan (236 milioni di dollari) di paghe dovuti a oltre un milione di migranti nel Guangdong e di 130 milioni dovuti a 130 mila migranti nel Gansu. Ci sono ogni anno numerose cause e ci sono pure stati suicidi o omicidi per litigi sui salari arretrati. A settembre nel solo Shaanxi almeno 114 migranti sono stati malmenati per ordine dei datori di lavoro, quando hanno chiesto i salari arretrati. Anni fa per i lavoratori era persino difficile ottenere giustizia, ma negli ultimi anni lo Stato ha iniziato a dare loro maggior tutela. Il 4 febbraio almeno 5 uffici del Consiglio di Stato hanno sollecitato maggiore sorveglianza e intervento degli uffici locali per “prevenire litigi” per i salari tra imprese e dipendenti, in occasione del Nuovo Anno Lunare quanto centinaia di milioni di migranti tornano a casa. E’ stato indicato ai governi locali di “pagare subito” i salari arretrati e rivalersi poi sull’impresa inadempiente. Esperti osservano che il problema potrà risolversi solo assicurando maggiori diritti ai lavoratori migranti (vedi AsiaNews del 22.1.2010, Due terzi dei migranti cinesi lavorano in nero, e del 14.1.2008, Migranti cinesi, braccia da lavoro senza paga e senza diritti) e consentendo loro di avere sindacati nelle fabbriche indipendenti dal sindacato nazionale statale, organo del Pc che cura gli interessi dello Stato prima di quelli dei lavoratori.
Fonte: Asia News, 7 febbraio 2011
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