Nella Chinatown capitolina, la coltelleria Zoppo, il forno Roscioli, la biscotteria Cipriani e il ciabattino. “Non abbiamo voluto vendere ma il Comune non ci sostiene”.
“Vennero anche da me, anni fa, i cinesi che qui intorno si sono comprati tutto: avevano un pacco di soldi, li offrivano così, cash. In quanti hanno venduto! Le mercerie, i negozi di abiti da sposa o da comunione, tutta la memoria di questo posto se ne andò in un attimo come se fosse stata polvere soffiata via dalle dita” racconta Claudio Bordi della coloreria Bordi di via dello Statuto, aperta nel 1910. Bordi è una delle botteghe storiche di questa zona di Roma, come molte altre a serio rischio chiusura.
Oltre a Bordi ci sono la pasticceria Regoli, che si trova qui davanti, sempre in via dello Statuto, il forno Roscioli in via Buonarroti, la coltelleria di Sergio Zoppo in via Merulana, la biscotteria Cipriani in via Carlo Botta, il panificio Panella in via Merulana, il ciabattino in via Conte Verde. Avamposti di un tempo che fu, assediati dai cinesi, certo, ma anche dai negozi dei cingalesi, dalle videoteche di Bollywood, da kebab arabi. “Ora un kebab apre anche di fianco a Regoli” racconta ancora Bordi. “Non che io ce l’abbia con loro, figurarsi. Ma non ho mai pensato neanche per un istante di darla via la mia bottega, la mia anima, la mia storia. Resisto. Qui ha passato la sua vita mio padre, ce l’ha passata mio nonno, che in una botola nel retrobottega, durante un rastrellamento del 1943, nascose 17 persone. Se i nazisti l’avessero scoperto, l’avrebbero fucilato all’istante”. Nel retrobottega ci sono gli strumenti da speziale del trisavolo di Bordi che girava con un carretto e “che ha fatto anche Porta Pia”.