La Cina è un’opportunità di sviluppo per le nostre aziende?

Non ci sono piaciute le parole dell’ambasciatore italiano a Pechino, Attilio Massimo Iannucci, secondo cui “la Cina può rappresentare un’opportunità di sviluppo per le aziende”.

Anche un europarlamentare, Claudio Morganti (Lega Nord) le ha ritenute “inopportune e distanti dalla realtà. È impensabile – ha dichiarato l’Onorevole – invitare ad investire gli imprenditori italiani in Cina, quando tra questo Paese e l’Ue ci sono forti squilibri commerciali. Infatti, le barriere protezionistiche del Governo cinese nei confronti dei nostri prodotti e i dazi doganali fermano la reciprocità. Non si può, quindi, parlare di opportunità quando mancano le basi per un rapporto commerciale”.

Poi, Morganti si sofferma sulle parole dell’ambasciatore che ha parlato della necessità di conoscere “di più la storia e la cultura orientale. Mi domando – asserisce l’europarlamentare – se Iannucci si riferisca ai Laogai, dove milioni di persone, tra cui donne e bambini, sono costretti al lavoro forzato in condizioni disumane, o alla politica sul controllo delle nascite che viene attuata in Cina”.

In merito a quest’ultimo argomento, Morganti ha presentato un’interrogazione al rappresentante per la politica estera dell’Ue, Chaterine Ashton, chiedendo di attuare misure urgenti. “Quando mancano le basi per una politica che rispetti i diritti e le libertà degli individui è impensabile parlare della Cina come un’opportunità.

Secondo diverse statistiche – aggiunge l’europarlamentare leghista – si stima che ogni anno vi siano nel Paese asiatico oltre 13 milioni di aborti, la maggior parte dei quali a carattere forzoso.

Si riferisce a questa cultura Iannucci? Nonostante le continue pressioni dell’Ue per il rispetto dei diritti umani e l’adesione della Cina all’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO, World Trade Organization) nulla è cambiato. Invito, quindi, l’ambasciatore a farsi portavoce con la console cinese affinché a Prato arrivino gli investimenti più volte annunciati dalla stessa”.

Dello stesso avviso è Matteo Santini, segretario provinciale del Carroccio pratese nonché capogruppo in Provincia. “Forse – afferma Santini – l’ambasciatore, così come il Presidente della Provincia Gestri, credono che i diritti umani e la libertà di parola siano solo delle belle parole sui cui sorvolare. In questo momento – evidenzia –, le nostre aziende vivono gravi difficoltà, essendo strangolate dalle tasse, dalla concorrenza sleale e dalla stretta creditizia da parte delle banche. La Provincia dovrebbe pensare a come risolvere questi problemi e non ad invitare i nostri imprenditori a delocalizzare in Cina a scapito di tutti i lavoratori pratesi”.

Fonte: Lega Nord Toscana Ufficio Stampa

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