La Cina blocca le sue femministe nella giornata internazionale della donna

Le autorità cinesi hanno chiuso l’account sui social media di un importante sito web sui diritti delle donne e hanno impedito agli attivisti di impegnarsi in attività pubbliche nell’avvicinarsi della Giornata internazionale della donna.

Dieci attiviste indossano costumi storici per celebrare una marcia del passato femminista per la Giornata internazionale della donna a Guangzhou, nella provincia meridionale del Guangdong, il 6 marzo 2017. Foto per gentile concessione di un attivista

L’account di “Feminist Voices” sulla piattaforma Sina Weibo è stato bloccato, ha comunicato il fondatore della sede statunitense Lü Pin tramite il suo account Twitter. L’account Weibo di “Feminist Voices” è stato bloccato la sera dell’8 marzo 2018.

“Sina Weibo ci ha comunicato che non lo riattiveranno perché abbiamo pubblicato informazioni sensibili e illegali”, descrivendo il sito come “il più grande media alternativo femminista in Cina”.

Al momento della sua sospensione, “Feminist Voices” aveva più di 180.000 follower su Sina Weibo e l’account era stato chiuso anche l’anno scorso.

Molte donne che si battono contro le molestie sessuali e la discriminazione in Cina sono state prese di mira dalle autorità.

La detenzione di cinque femministe cinesi in vista della Giornata internazionale della donna del 2015, mentre progettavano una campagna pubblica contro le molestie sessuali sui trasporti pubblici, ha provocato una protesta internazionale.

Wu Rongrong, Li Tingting, Wei Tingting, Wang Man e Zheng Churan sono state rilasciate “su cauzione” nel 2015 dopo essere state detenute per diverse settimane con l’accusa di “sollevare controversie e provocare incidenti”.

Zheng ha riferito a RFA che in questa occasione che non aveva in programma alcuna forma di campagna.

“È piuttosto rischioso e considerando il momento non faremo nulla. Ogni tanto la polizia ci fa notare che dovremmo mantenere un basso profilo”.

Retorica contro realtà

Li Biyun, attivista per i diritti delle donne con base a Guangdong, ha affermato che mentre la linea ufficiale sui diritti delle donne è che gli uomini e le donne sono uguali, la realtà è tutt’altra.

“La Cina dice che uomini e donne sono uguali, ma le donne non hanno affatto alcun diritto. Ad esempio, quando si tratta dell’attribuzione della terra ai residenti rurali, le regole dettano che gli uomini possono prendere la loro parte di terra quando raggiungono l’età di 18 anni, ma le donne possono impossessarsi della terra solo in via ufficiosa”.

“Ho cercato di difendere i diritti delle donne durante un mio congresso popolare a livello di distretto, ma le autorità hanno detto che stavo interrompendo il processo elettorale. Ho ricevuto minacce per la mia sicurezza, di finire in prigione e di non restituirmi la mia carta d’identità. Quindi, no, come donna non credo che le donne abbiano uguaglianza”.

Il governo comunista cinese ha promosso l’uguaglianza, almeno in teoria, da quando è salito al potere nel 1949, raccogliendo un ampio sostegno popolare sulle sue politiche sull’educazione delle donne e sulla fine delle pratiche repressive come i matrimoni forzati ma la realtà oggi è molto diversa e che le donne cinesi ora subiscono abituali discriminazioni economiche, molestie e violenze domestiche.

A Pechino 20 anni fa si è tenuta la quarta conferenza mondiale sulle donne ed era stato stabilito un programma a lungo termine di miglioramento dei diritti e delle opportunità offerte alle donne e alle ragazze di tutto il mondo, con delle prerogative da riferire ai governi alle Nazioni Unite sui cambiamenti.

La Dichiarazione di Pechino si era impegnata a “garantire pari diritti e le libertà fondamentali per tutte le donne”.

Ma l’attivista Ni Yulan, afferma che le autorità non sono riuscite a mantenere quelle promesse.

Le convenzioni che tutelano donne e bambini non sono state praticamente mai attuate. Sono stato rinchiuso e picchiato dalle polizia cinese perché ho cercato di difendere i diritti degli sfrattati con la forza. Non c’è stato alcun rallentamento nel numero di donne vittime dell’oppressione, perché non c’è protezione per i diritti umani delle donne”.

“Al governo solo uomini”

Il giro di vite arriva mentre il parlamento cinese si appresta ad approvare gli emendamenti costituzionali che permetteranno al presidente Xi Jinping di rimanere al suo posto indefinitamente, rimuovendo gli attuali limiti a due mandati.

Scrivendo nel Washington Post, la sociologa Leta Hong Fincher, ha affermato che nonostante tutta la sua retorica progressista sul socialismo della “nuova era”, l’ascesa al potere di Xi è stata alimentata dal ritorno alla tradizionale sottomissione delle donne cinesi.

Hong Fincher scrive che “in quasi 70 anni di storia comunista cinese, non c’è mai stata una sola donna nel comitato permanente d’élite del Politburo. La sottomissione sistematica delle donne è essenziale per mantenere la sopravvivenza del Partito Comunista”.

“Mentre questa campagna per il domino dei partiti diventa ancora più intensa, la repressione del femminismo e dei diritti delle donne - anzi, su tutta la società civile - si intensificherà”.

La Giornata internazionale della donna è generalmente celebrata nei media statali dei paesi democratici come un “giorno di riposo” duramente guadagnato dalle donne e viene considerata una “celebrazione” delle loro conquiste.

Secondo una scelta di tweet pubblicati sul sito web China Digital Times (CDT), il quotidiano China Daily ha pubblicato un servizio fotografico di “dottoresse e infermieri” con abiti cinesi tradizionali progettati per enfatizzare gli ideali cinesi della bellezza femminile, mentre il Global Times pubblicava foto di “angeli di Victoria’s Secret” per celebrare la giornata.
I media statali hanno riferito di alcune proteste in altre parti del mondo, ma hanno taciuto sui diritti delle donne cinesi.

Traduzione Laogai Research Foundation Italia Onlus


Fonte: Radio Free Asia, 09/03/2018

English article: Radio Free Asia, China Silences Its Feminists on International Women’s Day

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