L’Italia, la Cina, e gli aiuti allo sviluppo

Le notizie sui successi dell’economia cinese sono ogni giorno più strabilianti, eppure per molti Paesi occidentali la Cina è ancora un Paese bisognoso di cooperazione allo sviluppo. Secondo i dati dell’OCSE, infatti, Pechino riceve addirittura in aiuti una somma quantificabile in quasi due miliardi di Euro. Si tratta di una somma incredibile, non solo alla luce della crescita economica cinese, ma anche in rapporto a quanto i donatori spendono in altre realtà: basti pensare, ad esempio, all’Etiopia, che riceve poco più della metà di quanto arriva in Cina. I più generosi con Pechino sono i giapponesi. Nonostante le divergenze politiche fra i due Paesi, il dato non deve stupire troppo: Tokyo è una delle capitali da cui partono più contributi per i Paesi in via di sviluppo e concentra i propri programmi di cooperazione nella regione asiatica. Seguono la Germania, la Francia e la Gran Bretagna. Molto meno danno invece gli Stati Uniti, che hanno focalizzato i propri aiuti in progetti finalizzati alla sicurezza delle centrali nucleari – l’unico settore che sfugge all’embargo agli aiuti imposto nel 1989 a seguito dei tragici eventi di Tienanmen. Anche l’Italia fa la sua parte: il Ministero degli Esteri finanzia programmi per l’agricoltura in Sichuan e la veterinaria in Qinghai, oltre che per lo sviluppo di una nuova normativa nazionale per i disabili e per il sistema sanitario. Il nostro Paese, comunque, è impegnato in un riesame del sistema di aiuti, proprio alla luce della crescita economica cinese. Altrettanto stanno facendo tedeschi e britannici. Oltre che dai singoli Paesi, la Cina riceve parecchio pure da organizzazioni internazionali. Non manca l’Unione Europea, che, fra le altre cose, ha contribuito alla realizzazione del modernissimo nuovo aeroporto di Pechino. Di fronte a un simile impegno dell’Occidente, l’interrogativo che ci si pone è automatico: è opportuno aiutare lo sviluppo di un Paese che, quanto a crescita economica, sembra capace di farcela benissimo da solo e le cui imprese spesso rivaleggiano con quelle occidentali? Ognuno potrà dare la risposta che preferisce, senza però dimenticare che la Cina è una realtà variegata, che mette insieme gli astronauti della Shenzhou e le decine di milioni di poveri che la Banca Mondiale stima popolino le aree rurali del Paese.

Claudia Astarita

Fonte: Panorama.it, 2 ottobre 2010

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