Gyancain Norbu, nominato dal governo cinese 15 anni fa al posto del Panchen Lama riconosciuto dal Dalai Lama, vede tutto rosa. Ma nelle zone tibetane la lista degli arresti si allunga.
Il commento arriva una settimana dopo che l’esiliato Dalai Lama, leader spirituale tibetano, ha detto che i 50 anni di dominazione comunista hanno portato “indicibili sofferenze” e hanno reso il Tibet “un inferno in terra”.
Pechino sottolinea che ha portato stabilità e investito miliardi di euro per lo sviluppo della regione. Ma i tibetani rispondono che non è loro permesso nemmeno celebrare le feste religiose in pubblico e che dei progressi economici beneficiano soprattutto i gruppi Han e Hui, qui immigrati a milioni, che hanno reso i tibetani una minoranza nella loro terra.
Intanto piccoli gruppi di tibetani non rinunciano a protestare contro la dominazione cinese, nonostante la regione sia occupata dall’esercito che reprime ogni minima manifestazione pubblica. Le notizie, riportate da fonti locali, non hanno conferme ufficiali dato che la zona è sottoposta a stretto controllo militare ed interdetta a stampa e stranieri.
Radio Free Asia riferisce che nella città di Kardze (Sichuan) 3 giovani ragazze l’11 marzo hanno distribuito volantini e urlato slogan per l’indipendenza del Tibet e il ritorno del Dalai Lama. Circa 50 poliziotti le hanno subito circondate e portate via su un furgone.
Sempre a Kardze proteste analoghe sono state fatte dai giovani Sonam e Dawa Tsering, rispettivamente il 12 e 14 marzo.
Nella contea di Myagrong tre ragazzi di circa vent’anni (Sonam Gonpo, Thok Thok e Pema Yeshe) sono stati arrestati per avere dato fuoco a una pila di documenti ufficiali delle autorità locali.
A Lithang, sempre nel Sichuan, il 10 marzo il monaco Lobsang Wangchuk ha iniziato a distribuire volantini. E’ stato subito portato via dalle forze di sicurezza.
Fonte : Asia News