Il nipote di Chen Guangcheng viene liberato dopo 3 anni e suo zio è sul piede di guerra per trovare i responsabili dei soprusi.
È stato rilasciato Mercoledì, dopo più di tre anni di prigionia, Chen Kegui, il nipote dell’attivista Chen Guangcheng.
Kegui era stato arrestato il 29 aprile 2012 per aver contrastato fisicamente alcuni funzionari che avevano fatto irruzione in casa sua e stavano picchiando i suoi genitori. L’atroce gesto delle autorità rappresentava una chiara ritorsione contro il tentativo di fuga di suo zio agli arresti domiciliari, avvenuto nello stesso mese.
Proprio per tali motivi, Guangcheng si prodigherà per trovare i responsabili e fare giustizia.
In un’intervista telefonica a Radio Free Asia, Kegui ammette di essere in condizioni fisiche decisamente non buone e afferma che si premurerà immediatamente di fare i dovuti controlli sanitari che finora gli sono stati negati.
È importante notare che, come riporta lo stesso Kegui, nonostante la sua formale liberazione, verrà certamente posto sotto strettissima sorveglianza nella sua residenza a Dongshigu, nella provincia di Shandong.
Kegui non ha ancora preso una netta posizione circa la possibilità di ottenere giustizia per la sua detenzione, definita dalle Nazioni Unite come ingiusta, arbitraria e una chiara violazione della Dichiarazioni dei Diritti Umani. Tuttavia suo zio ha le idee ben chiare ed è perfettamente deciso ad ottenere una soddisfazione per i soprusi subiti dalla sua famiglia per mano dello stato cinese.
Una persecuzione di lungo periodo:
Chen Guangcheng è un avvocato autodidatta il quale ha iniziato a subire una forte opposizione da parte del governo a seguito dell’aperta e coraggiosa denuncia della politica del figlio unico e della violazione dei diritti umani in Cina.
Dopo 18 mesi agli arresti domiciliari, Guangcheng riuscì ad eludere le sue guardie e si recò all’ambasciata americana a Pechino dove le due nazioni trovarono un accordo per permettere all’uomo di potersi recare negli USA insieme alla famiglia.
La repubblica cinese, a seguito della forte pressione ONU, aveva promesso di indagare e perseguire i responsabili dell’accanimento contro l’intera famiglia Chen, la quale ha visto i familiari regolarmente perseguitati e picchiati da teppisti, probabilmente inviati da funzionari locali.
Ciononostante, secondo Human Rights Watch, ad oggi non vi sono notizie di licenziamenti o procedimenti legali nei confronti dei responsabili e in un clima come quello attuale, in cui gli avvocati vengono costantemente arrestati per il loro attivismo, risulta difficile credere che la famiglia Chen possa avere minimamente giustizia per quanto subito.
Vicende come queste sono all’ordine del giorno in Cina e purtroppo assistiamo ad un crescente aumento della repressione da parte della dittatura. Tuttavia, quel che più inquieta è che la sua azione avviene senza un altrettanto crescente contrapposizione internazionale e il trend andrà peggiorando con l’avvicinarsi delle Olimpiadi invernali del 2022.
RFA,29/07/2015
M.R. Laogai Research Foundation,04/08/2015
English article,Radio Free Asia:
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