Il governo svende i porti italiani alla Cina. Xi Jinping si sfrega le mani, tutto a suo vantaggio.

Luigi di Maio e Michele Geraci sono stati i principali sostenitori italiani dell’accordo per portare il nostro Paese sulla nuova “Via della Seta” ardentemente voluta dal dittatore Xi Jinping. Michele Geraci, quando non era ancora al ministero ma era solo un esperto di economia avanzava molti dubbi sugli investimenti cinesi in Italia. «I loro investimenti non portano alcun valore alla nostra economia», diceva.

Xi Jinping dovrebbe spiegare a noi italiani come mai, malgrado la crisi economica mondiale causata dal coronavirus, in Cina hanno un accrescimento del prodotto interno lordo.

Mi domando come mai nessuno parla più della situazione sanitaria in Cina , di altri eventuali contagi o di altre vittime che potrebbero esserci state dopo le circa tremila registrate alla fine del 2019? Il velo tenebroso del silenzio è calato sulla osannata Cina. Che nessuno osi toccare questo regime!.

E’ noto, invece, che la nostra economia arranca, e i cinesi hanno già messo in qualche modo le mani sul porto di Gioia Tauro, in Calabria, dove hanno fatto arrivare alcune attrezzature portuali tra le più grandi al mondo capaci di movimentare container su navi da 22mila tonnellate con un braccio d’estensione che copre ben 24 file di questi grandi cassoni. Poi, i cinesi desiderano mettere le mani sul porto di Taranto, e per questo l’eurodeputata della Lega Anna Bonfrisco ha presentato un’interrogazione alla Commissione Ue chiedendo di far luce sulla possibile vendita di un’infrastruttura strategica di portata europea.

Questo porto, assieme a Genova, Trieste, Ravenna, Venezia, Palermo e Gioia Tauro, figurava già fra le infrastrutture di interesse nella nuova Via della Seta di Xi Jinping inaugurata in Italia con la visita ufficiale del presidente cinese nel marzo dell’anno scorso.

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, a novembre, in visita all’expo sull’import di Shanghai, aveva parlato di «un interesse che porterà presto ad iniziative» a Taranto. Il terminale di Taranto è di primaria importanza per l’Ue e per la Nato.

Nel Mar Piccolo e nel Mar Grande, patrimoni preziosi del Mediterraneo. La Nato ha infrastrutture militari strategiche per il fianco Sud dell’alleanza. In Europa potrebbe esserci il rischio che la presenza cinese apra la strada ad attività di spionaggio. Ma al Governo Italiano questa eventualità, non di seconda importanza, sembra non interessare. Come se non bastasse questo virus arrivato dalla Cina ci fa stare con gli occhi ben aperti per evitare che i cinesi ci entrino in casa. Ma via mare si possono evitare i controlli.

L’espansione cinese in Italia non si ferma. Non si stanno comprando solo le nostre infrastrutture e le aziende. Si stanno comprando palazzi, attività commerciali, vigneti, castelli, un’infinità di bar. Ormai molti centri storici sono nelle loro mani.

Ecco alcuni esempi: il palazzo della ex Zecca di Stato a Roma,il palazzo di Raul Gardini a Ravenna, Il palazzo del Ballo del Doge a Venezia, yacht Ferretti, la casa di moda Krizia, Pirelli, Moto Morini,La Emarc, società torinese che produce componenti per le più importanti case automobilistiche, La Esaote, leader nel settore delle apparecchiature biomedicali, anche la Newchem e Effechem, milanesi specializzate in farmaceutica, o Cmd, che produce motori marini turbodiesel.. Senza contare, naturalmente, le sostanziose partecipazioni cinesi in Snam, Terna, Ansaldo Energia e le quote delle banche, Eni ed Enel… Ed ora si sta insediando in molti porti d’Italia.

Una cosa è certa che l’espansione cinese non può essere fermata, si dovrebbe pretendere l’introduzione di un sistema basato sul principio di reciprocità. E’ illogico sostenere un progetto come la Nuova Via della Seta, se le merci prodotte in Europa vengono sottoposte a controlli piú severi e restrittivi rispetto a quelle prodotte in Cina. E’ indispensabile riscrivere le regole ed eliminare tutti gli elementi di distorsione del mercato, perché la strada che sta preparando la Cina è a senso unico e non a doppio senso.

Gianni Da Valle, Arcipelago laogai: in memoria di Harry Wu, 08/11/2020


COMMENTO di Giuseppe Manes, Aricpelago laogai: in memoria di Harry Wu

“Via della Seta” o forse è meglio dire “Belt and Road”!

La propaganda di regime continua ad incantare con nomi accattivanti le mediocri menti di milioni di “occidentali”.

Quando poi la politica legittima una dittatura la frittata è fatta. Tutti hanno gridato allo scandalo quando il Duce, nel 1939, strinse la mano a Hitler in quello scellerato “Patto d’acciaio”; ma nessuno nessuno si meraviglia quando proprio oggi, due giorni fa, Di Maio celebra “in sordina” il 50° anniversario dell’ apertura dei rapporti diplomatici (6 novembre 1970) con la dittatura comunista stringendo la mano a Xi Jinping. E’ proprio vero che un popolo senza memoria è un popolo senza futuro.


 

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