I grandi profitti dei centri per il lavaggio del cervello in Cina

Carol Wickenkamp, Epoch Times, 14.08.2014
Trascinare a forza persone giù dai loro letti, per poi rinchiuderle in segreto per mesi o anni e sottoporle a rieducazione ideologica non appare come una forma molto produttiva di attività economica.

Tuttavia i funzionari che gestiscono questo sistema in Cina – che ufficialmente non esiste – sembra stiano facendo molti soldi, molto rapidamente.

Zang Kuidong, maestro di scuola nella provincia di Shandong e praticante del Falun Gong, ha scoperto, dopo che nel 2013 era stato rilasciato da un centro per il lavaggio del cervello, che i funzionari avevano chiesto 5000 yuan (seicento euro circa, quello che in Cina è il reddito agrario di oltre sei mesi di lavoro) al suo datore di lavoro. Le quattro guardie, per sole due settimane di detenzione di Zang e di altre tre praticanti, hanno ricavato un totale di 20mila yuan (2.400 euro circa).

Nella foto: 21 marzo 2014: gli avvocati cinesi Jiang Tianyong, Wang Cheng, Zhang Junjie e Tang Jitian, davanti a un centro di lavaggio del cervello, nella provincia di Heilongjiang, dove si erano recati per denunciare le azioni illecite commesse nella struttura. I centri di lavaggio del cervello sono noti per essere una fonte di profitto per i funzionari della sicurezza del Partito Comunista

Le guardie avevano persino assunto, usufruendo del denaro estorto, uno chef professionista per preparare i loro pasti – deliziosi piatti di pesce e carne – mentre ai praticanti del Falun Gong veniva dato un unico pasto serale: un piatto di semplici verdure da condividere.

Il resoconto da parte del portale Minghui, che pubblica le principali notizie sulla persecuzione del Falun Gong in Cina, fotografa l’utilizzo costante dei centri per il lavaggio del cervello da parte delle guardie carcerarie e dei i funzionari della sicurezza in tutto il Paese asiatico. Con queste strutture ad hoc, istituite in case abbandonate, in edifici governativi in disuso, in alberghi fuori mano o in aree recintate costruite appositamente fuori delle aree suburbane, le guardie non hanno limiti di responsabilità alle loro azioni, il che include uccidere.

Una delle principali vittime di questi centri di lavaggio del cervello, come vengono chiamati in Cina, sono i praticanti del Falun Gong, una disciplina spirituale che viene perseguitata dalle autorità dal 1999. La polizia politica cinese detiene i praticanti del Falun Gong con l’intento di costringerli a rinunciare al loro credo e a giurare fedeltà al Partito.

Xu Ying, maestra di scuola elementare della provincia di Heilongjiang è stata portata via dal suo posto di lavoro lo scorso marzo, poi trasferita nel centro di detenzione di Hailin.

Le guardie l’hanno gettata a terra, calpestata sul volto e ‘brutalmente schiaffeggiata’; poi le hanno sputato addosso. In seguito è stata ammanettata ad un armadietto e costretta a guardare un video di propaganda anti-Falun Gong.

Altre vittime sono state traumatizzate con i manganelli elettrici, appese per i polsi oppure sono state legate in posizioni scomode e dolorose. I prigioneri vengono presi a pugni e a calci e insultati; il dolore straziante può essere protratto per giorni dal momento che le guardie promettono loro che la tortura finirà solamente se rinunceranno al loro credo spirituale.

Nei primi anni della persecuzione, guidata da Jiang Zemin e dai suoi subordinati, la campagna contro la pratica era la principale priorità politica per il Partito Comunista. Per implementare la repressione venne creata un’unità operativa speciale del Partito, l’Ufficio 610. Con il bombardamento mediatico quotidiano in favore della propaganda, il Partito ha creato un clima di crisi e di terrore, arrestando e torturando a morte i praticanti del Falun Gong in tutta la Cina.

Sebbene la violenza continui, come se fosse una missione politica di alto livello, negli ultimi anni la campagna persecutoria si è alquanto attenuata e l’anno scorso il Partito ha persino proposto di chiudere la sua rete di campi di lavoro forzato, il principale mezzo che utilizzava per rinchiudere i praticanti del Falun Gong.

Tuttavia l’attuale persistenza della persecuzione dopo 15 anni può essere dovuta all’enorme ricchezza che i funzionari sono in grado di accumulare, gestendo i centri di lavaggio del cervello che prendono di mira i praticanti del Falun Gong.

Erping Zhang, portavoce del Centro Informazioni della Falun Dafa, ha detto in un comunicato: «I funzionari della sicurezza del Partito Comunista hanno trasformato i centri di detenzione e di lavaggio del cervello in un’attività redditizia, motivando ulteriormente i funzionari di basso livello a condurre e a continuare gli abusi».

«In aggiunta al fatto che in questo sistema corrotto i detenuti del Falun Gong e le loro famiglie sono vittime della persecuzione religiosa, questi innocenti sono anche soggetti ad estorsioni».

Una recente indagine condotta da Minghui mostra, attraverso una raccolta di aneddoti e di dati raccolti dai media e dai siti web ufficiali, come i funzionari della sicurezza siano in grado di trarre profitto dalla gestione dei centri di lavaggio del cervello.

Minghui indica tre modi principali per i funzionari di arricchirsi: sottraendo denaro dai costi degli investimenti nelle attrezzature, negli impianti e nelle spese di amministrazione; richiedendo ‘compensi’ ai posti di lavoro statali i cui dipendenti hanno arrestato e ai quali stanno tentando di lavare il cervello; estorcendo direttamente il denaro ai familiari delle vittime.

Sulla base dei dati – incompleti ancora – redatti da Minghui, gli autori suggeriscono che il denaro che circola attraverso l’industria del lavaggio del cervello è stimato in miliardi di yuan (centinaia di milioni di euro).

I redditi dei funzionari includono: bonus per dimostrare il successo delle sessioni di lavaggio del cervello, ‘tasse per la rieducazione’ che chiedono ad ogni vittima, riscatti dai familiari che desiderano liberare i loro parenti detenuti: si va da decine a centinaia di milioni di euro.
Un esempio: nel momento in cui un praticante del Falun Gong viene inviato ad un centro di lavaggio del cervello, i funzionari della sicurezza andranno dal datore di lavoro a richiedere una ‘tassa di rieducazione’ mensile. Questa a volte può essere molto più elevata, persino dieci volte il reddito medio di un operaio. I datori di lavoro, in particolare quelli statali, possono anche essere costretti a pagare un ‘compenso’ extra per ogni ‘compagno’ detenuto assieme a loro.

Minghui indica che nel corso degli ultimi 15 anni il reddito generato tramite questo sistema sia stimato in oltre tre miliardi di yuan (360 milioni di euro circa). Ma gli effettivi ‘compagni’, che a volte sono in prigione per reati connessi a crimini violenti o alla droga, ricevono solo un piccolo stipendio per i loro servizi, mentre si presume che le guardie prendano il resto.

Iflussi delle entrate sono garantiti da distaccamenti a livello provinciale dell’Ufficio 610, i quali richiedono quote per le ‘trasformazioni’ – ovvero per i casi in cui il lavaggio del cervello ha avuto successo – dai centri di detenzione.

Se un centro non dovesse ricevere abbastanza praticanti del Falun Gong da soddisfare le quote, l’Ufficio 610 locale ne arresterà altri. Per garantire che i datori di lavoro inviino un numero adeguato di dipendenti da trasformare, un distretto nella città di Nanjing ha richiesto ai datori di lavoro e ai comitati residenziali di pagare in anticipo i depositi su ogni dipendente.

Una stazione di polizia di Fushun, dal momento che non aveva raggiunto la quota di arresti, ha reclutato dei falsi praticanti del Falun Gong per essere ‘trasformati’. I datori di lavoro che rifiutano di ubbidire vengono minacciati di essere multati dall’Ufficio 610.

I costi di gestione dei centri sono elevati. Oltre alla costruzione vera e propria vi sono l’installazione e la manutenzione degli apparecchi per le torture, incluse le celle di isolamento, i sistemi di sorveglianza, i manganelli elettrici, le manette, le catene, i ‘letti della morte’ e altro ancora.
Molti dei centri possono ‘alloggiare’ centinaia di praticanti. Ad esempio, il centro di Erehu ne può accogliere circa quattrocento o cinquecento contemporaneamente.

Gli autori di Minghui stimano che il centro per il lavaggio del cervello di Pechino abbia un costo di gestione giornaliero che va dai 400mila ai 500mila yuan (da 48mila a 60mila euro circa), mentre il centro di lavaggio del cervello di Banqiao, nella Provincia di Hebei, abbia un costo di quasi tre milioni di yuan (362mila euro circa) all’anno.

Minghui riporta anche che il capo di un tale centro riesce solitamente ad accumulare decine di milioni di yuan (milioni di euro) mentre ne sovrintende l’attività. Questi funzionari spesso viaggiano ‘per formazione’, si assegnano sostanziosi bonus e guidano auto di lusso.

Dal momento che le strutture dei campi di lavoro sono state etichettate come ‘centri di istruzione legali’ e vengono utilizzate per la trasformazione ideologica, l’industria ha continuato a prosperare e ad espandersi.

Tang Jitian, avvocato cinese che si è attivato nel contrastare i centri per il lavaggio del cervello, ha detto: «Questi centri sono illegali: rinchiudono la gente e la costringono ad accettare le richieste delle autorità di rinunciare al loro credo, alle loro aspirazioni o alle loro scelte individuali sulla vita, e a rassegnarsi completamente agli ideali delle autorità. Questa è la loro funzione politica».

«Ma in realtà c’è anche una motivazione finanziaria: l’Ufficio 610 e i funzionari politici utilizzeranno queste strutture per estorcere denaro e metterselo in tasca. Il movente del profitto è alquanto rilevante, per cui anche da questa prospettiva, l’esistenza di questi organi è un veleno per la società».

Fonte,Epoch Times, http://www.epochtimes.it/news/i-grandi-profitti-dei-centri-per-il-lavaggio-del-cervello-in-cina—126910

English version,click here;
Security Forces Brainwash for Bucks in China

Condividi:

Stampa questo articolo Stampa questo articolo
Condizioni di utilizzo - Terms of use
Potete liberamente stampare e far circolare tutti gli articoli pubblicati su LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, ma per favore citate la fonte.
Feel free to copy and share all article on LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, but please quote the source.
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Internazionale.