Gucci e Yves Saint Laurent fanno causa alla cinese Alibaba: «vende online i nostri prodotti contraffatti»

È la prova che il business mondiale della contraffazione si è spostato dalla bancarella al web? Riguarda sempre marchi di lusso ma ha un nuovo canale di diffusione per niente illecito, anzi si tratterebbe del colosso di e-commerce che nel settembre scorso ha sedotto Wall Street con una quotazione record, un’Ipo da 25 miliardi di dollari.

Stiamo parlando della cinese Alibaba, la creatura di uno degli impreditori di maggior appeal e successo, il giovane Jack Ma, volto moderno e globale della Cina, il cui colosso è accusato di vendere prodotti contraffatti di grandi brand. Il gruppo Kering a cui fanno capo marchi di lusso come Gucci, Balenciaga e Yves Saint Laurent ha presentato una causa legale alla corte federale di Manhattan contro Alibaba accusata di «incoraggiare, assistere e trarre consapevolmente profitto dalla vendita di prodotti falsi». Un esempio: migliaia di borse Gucci da 795 dollari offerte a un prezzo che va da uno a cinque dollari chiaramente prodotti contraffatti.

Il gruppo Kering fondato da Francois Pinault chiede un risarcimento per i danni subiti dal colosso online fondato da Jack Ma che - riportano alcuni media Usa - rischia anche una condanna penale per violazione delle leggi sul commercio e per attività di criminalità organizzata. Alibaba si difende. Un portavoce ha affermato come il gruppo continui a collaborare con numerosi brand per aiutarli a proteggere i loro diritti di proprietà intellettuale. «Abbiamo alle spalle una forte storia che dimostra questo. Sfortunatamente - prosegue il portavoce - il gruppo Kering ha scelto la strada di una dispendiosa azione legale invece di una cooperazione costruttiva. Crediamo che tale denuncia non abbia alcun fondamento e la contrasteremo con forza».

Secondo l’accusa Alibaba è coinvolta nel confezionamento, messa in vendita e traffico di prodotti contraffatti con marchi di lusso che non danno alcun permesso all’utilizzo del brand. Le preoccupazioni riguardano Taobao, popolare piattaforma di Alibaba che nel 2012 era stata tolta dai “siti sospetti” dalla U.S. Trade Representative alla luce dei progressi fatti. Ma evidentemente questi progressi non sono stati risolutivi.

Il gruppo Kering, nei documenti presentati alla Corte, si dice insoddisfatto dei progressi fatti da Alibaba per combattere la diffusione dei falsi e chiede non solo un ordine esecutivo che blocchi la vendita di migliaia e migliaia di prodotti contraffatti, ma anche un maxi-risarcimento per i danni subiti, al momento non quantificato.

Alibaba, che nel 2013 ha gestito beni per un valore di circa 250 miliardi di dollari (superiore ai concorrenti eBay ed Amazon messi insieme) ricorda invece come il gruppo continui a collaborare con numerosi brand del settore del lusso - ad esempio Burberry o Estée Lauder - per aiutarli a proteggere i loro diritti di proprietà intellettuale.

Il gruppo Kering aveva già presentato una denuncia contro Alibaba nel luglio dello scorso anno, ma l’aveva ritirata di fronte alla promessa dei responsabili del gigante cinese di collaborare nella lotta alla contraffazione. Una strategia che sembrava pagare: per i big del lusso era garanzia di una maggiore penetrazione del mercato cinese (anche attraverso la piattaforma Taobao controllata da Alibaba). Per il gruppo di Jack Ma, una volta approdato a Wall Street, significava rafforzare la propria credibilità. Ora la dichiarazione di guerra di Pinault potrebbe cambiare le cose.

Il Sole 24 ore,17/05/2015:

Link: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-05-17/gucci-e-yves-saint-laurent-fanno-causa-cinese-alibaba-vende-online-nostri-prodotti-contraffatti-195502.shtml?uuid=ABo1kxhD.

English article,Reuters:

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