Duemila operai protestano nella fabbrica dell’iPhone 5

Manifestazione di protesta alla fabbrica della Foxconn di Taiyuan, dove si producono parti per il nuovo iPhone5. Secondo informazioni che circolano sulla rete, intorno alle 10 di ieri sera oltre 2.000 lavoratori di quella che viene spesso definita ‘l’azienda dei suicidi’ -per l’ondata di tragedie che ha interessato i suoi dipendenti negli anni scorsi a causa delle pessime condizioni di lavoro - hanno manifestato nel compound della struttura. La protesta sarebbe cominciata dopo che un poliziotto ha colpito un dipendente, per motivi non ancora chiari ma forse legati agli obblighi di straordinario che hanno i dipendenti. Non è la prima volta che i dipendenti della Foxconn manifestano, soprattutto contro le condizioni di lavoro negli impianti. Quello di Taiyuan, nella provincia centro-orientale dello Shanxi, è uno dei più importanti e in questo periodo si costruiscono e assemblano parti del nuovo Iphone 5.I vertici dell’azienda hanno deciso di chiudere la fabbrica per un giorno. Lo ha comunicato la stessa società taiwanese, spiegando la decisione con la volontà di fare calmare gli animi. Secondo le informazioni che circolano su internet, ieri sera nei dormitori della fabbrica, che produce e assembla pezzi per i prodotti Apple tra i quali il nuovissimo iPhone5, sarebbe scoppiata una rissa fra gruppi rivali di dipendenti. Solo alle 3 del mattino la polizia, che ha arrestato diversi operai, è riuscita a riportare la calma. L’impianto di Taiyuan, nella provincia centro-orientale dello Shanxi, impiega 79.999 persone e in questi giorni è impegnata nella produzione e nell’assemblaggio soprattutto del retro dell’ultima versione dell’Iphone. La Foxconn Technology Group, di proprietà della taiwanese Hon Hai Precision Industry Co., impiega oltre 1,3 milioni di persone con diversi impianti di produzione in Cina e in altri paesi, lavorando per primarie società mondiali come Apple, Sony, Nokia e altri. Negli anni scorsi è stata scossa da una serie di suicidi fra i suoi dipendenti a causa delle pessime condizioni di lavoro.

Fonte: Repubblica.it, 24 settembre 2012

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