Duecento milioni di bambine non hanno potuto festeggiare l’ 8 marzo perché decedute tramite aborto forzato (Video)

Come ogni anno, l’otto marzo, diventa un appuntamento universale che mira a mostrare le meraviglie della donna e la necessità di tutelare i suoi diritti come essere umano. Noi della Laogai Research Foundation vogliamo tornare a parlarne anche oggi, passato il clamore dei festeggiamenti, per i 200 milioni di bambine che hanno perso la vita a causa dell’aborto forzato e per le loro madri.

L’interruzione selettiva di gravidanza prosegue senza sosta tanto in Cina quanto in India, portando a un drammatico squilibrio di genere e trasmettendo l’idea che la vita di una donna non ha lo stesso valore di quella dell’uomo e pertanto non degna di essere vissuta.

Il traffico di esseri umani e la schiavitù sessuale sono dirette conseguenze di un sistema che non lascia scampo alle donne e che va immediatamente eliminato.

Reggie LittleJohn, presidente della Women’s Righs Without Frontiers che da anni si prodiga per le madri cinesi, afferma:

“Trovo impossibile celebrare ogni progresso fatto per i diritti delle donne ovunque sulla terra, quando una donna su cinque nel mondo è soggetta a un regime che la blocca con le cinghie a un tavolo, che infila le sue mani nel suo ventre e strappa via i loro piccoli, mentre questa donna urla e implora per la vita del bambino che disperatamente vuole. Il movimento delle donne non può rivendicare una reale vittoria fino a quando questo flagello continuerà ad esistere sulla faccia della terra. Le donne cinesi non possono opporsi contro l’aborto forzato senza rischiare la detenzione, per se stesse e per le loro famiglie. È tempo per tutte le donne di lottare per le nostre sorelle in Cina e dare voce a chi non ne ha.”

Women’s Rights Without Frontiers si batte da tempo per questa causa e la sua coraggiosa portavoce ha tenuto importanti allocuzioni sul tema presso diverse istituzioni, tra cui il Congresso degli Stati Uniti d’America, il Parlamento Europeo, la Casa Bianca, il Parlamento Britannico e il Vaticano.

Ha inoltre avviato una campagna che prende il nome di “Save a Girl”, Salva una bambina, in cui ciascuno di noi può apportare il suo contributo attivo come specificato nel link: http://womensrightswithoutfrontiers.org/index.php?nav=end-gendercide-and-forced-abortion

Nel video sottostante, Reggie riporta la testimonianza di una madre che, impossibilitata a pagare le spese affrontate dalle istituzioni per l’aborto forzato praticatole, ha dovuto osservare il corpo dilaniato del proprio figlio abbandonato sul suo letto d’ospedale.

Un’atrocità simile merita solo l’indignazione dell’intero genere umano e la necessità di continuare a diffondere la feroce verità che si consuma in Cina, per la libertà delle donne e delle generazioni future, perché il mondo non può più permettersi di perdere neanche una di queste bambine.

Cecilia Cotogni, Laogai Research Foundation,10/03/2015

Nuovo Video Women’s Rights Without Frontiers: La politica del figlio unico. Stop agli aborti forzati

English version,WRWF (March 9, 2015 by Reggie Littlejohn):

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