“Da imprenditore a falsario”. Il cinese che “conquistò” Palermo
Yong Zhuangxiao è considerato la mente della mega truffa dei soldi falsi. L’uomo è un simbolo della capacità dei cinesi di penetrare nel tessuto economico siciliano. Fu sua l’idea del primo e unico megastore made in China di Palermo.
PALERMO - Ufficialmente è un latitante. Yong Zhuangxiao, che in Italia si faceva chiamare “Giorgio”, è considerato la mente della mega truffa dei soldi falsi. Monete da uno e due euro stampate a Shangai, con una precisione che rasenta la perfezione, e spacciate in Campania e Sicilia. Zhuangxiao, al momento si trova nella Repubblica popolare cinese. L’ordine di arresto, che lo ha colpito il 12 dicembre scorso, è rimasto nel cassetto della Procura della Repubblica di Palermo.
L’uomo è forse l’emblema della capacità dei cinesi di penetrare nel tessuto economico siciliano. Per la verità la sua scalata imprenditoriale è costellata di successi e fallimenti. Di soldi ne ha fatti girare parecchi e di scalata si è trattato.
Nel 2007 c’era anche lui dietro la nascita del primo e unico centro commerciale made in China di Palermo, sorto in via Lincoln al posto dello storico negozio d’abbigliamento Barone. A rilevare la licenza commerciale dei Barone e a prendere in affitto i locali è stata una società che riuniva capitali cinesi e italiani. Non è un caso che il mega store sia nato nella zona della Stazione centrale, la Chinatown palermitana. Gli ultimi dati risalgono ad alcuni anni fa: si parlava di circa quattromila cinesi al lavoro fra Palermo e provincia. Il primo era arrivato nel 1985 per aprire un ristorante. Poi, la città si è riempita di lanterne rosse.
Yong Zhuangxiao si è, però, distinto per i suoi investimenti. Dopo il negozio Barone aveva rilevato il Batavia, locale notturno dalle alterne fortune in viale Strasburgo. Anche in questo caso, però, il cinese ci avrebbe rimesso del denaro. Il settore dell’abbigliamento resta quello in cui ha investito di più. Ha infatti aperto e gestito per anni ingrossi a Napoli e Agrigento. Adesso è inevitabile che, dopo il blitz sulle monete false, gli investigatori passeranno ai raggi X tutti gli affari di Yong Zhuangxiao.
I carabinieri della compagnia di Palermo Piazza Verdi e della Sezione antifalsificazione monetaria di Roma, il 12 dicembre scorso, hanno arrestato dodici persone, fra il capoluogo siciliano, Napoli, Salerno e Cosenza. L’inchiesta, coordinata dai procuratori aggiunti Leonardo Agueci e Dino Petralia e dai sostituti Calogero Ferrara e Claudio Camilleri, è partita dal ritrovamento di alcune monete taroccate a Palermo. Un primo passo che ha portato i militari, nei mesi scorsi, ad intercettare e sequestrare nel porto di Napoli un container contenente 306.000 monete per un importo complessivo di 556.000 euro.
Probabilmente era l’ultima di una serie di spedizioni partite da Shanghai. Impossibile, per stessa ammissione degli investigatori, stabilire l’esatta quantità di soldi falsi messi in circolazione. Probabilmente si tratta di milioni di euro. E se gli investimenti di Zhuangxiao fossero collegati all’operazione? Le indagini cercheranno di trovare la risposta. Come sta avvenendo per un altro caso su cui lavorano i carabinieri di Palermo e che riguarda, ancora una volta, lo spaccio di soldi falsi. Tre nigeriani pochi giorni fa sono stati arrestati nella zona di Ballarò con addosso banconote taroccate e un libro mastro con settecento nomi di extracomunitari e altrettante cifre.
Fonte: Riccardo Lo Verso, LiveSicilia.it, 26 Dic 14
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