Convegno sulla realtà del lavoro forzato in Cina, Cassina de’ Pecchi, Milano

Il Comune di Cassina de’ Pecchi ha invitato la LRF Italia a presentare la tragedia dei Laogai alla cittadinanza, la sera di venerdì scorso, 12 novembre. L’assessore Enrico Chiesura ha introdotto il Convegno sottolinenando la noncuranza dei grandi media e delle autorità politiche riguardo alla tragedia attuale dei Laogai. “Infatti, ha sottolineato Toni Brandi, noi sentiamo parlare solo del successo economico di questo gigante asiatico e non si dice però che questo successo economico non è a vantaggio del popolo ma è a profitto del partito comunista cinese e delle numerose imprese private, cinesi od occidentali, che producono o investono in Cina”. In Cina ci sono piu’ di mille laogai, i campi di concentramento creati da Mao Zedong nel 1950, con lo scopo indubbio della produzione e del lavaggio del cervello tramite l’indottrinamento politico e l’auto critica durante la quale i detenuti devono “confessare” i propri “crimini”. Ciò che contraddistingue i laogai dai loro predecessori nazisti, i lager, e comunisti, i gulag, sono, principalmente, tre cose: spesso i laogai hanno due nomi, uno come prigione ed un altro come fabbrica o impresa commerciale; nel laogai l’indottrinamento politico è ancora frequente per cambiare i detenuti in nuove persone socialiste e non stiamo parlando di avvenimenti del secolo scorso ma attuali. Tre anni fa dei giovani hanno protestato davanti al Consolato cinese a Firenze. Sono stati invitati dal Console per prendere una tazza di thè e lo stesso Console ha chiaramente confermato l’esistenza dei laogai e la loro utilità per educare le persone ad essere buoni cittadini nel contesto dello stato socialista. Ultima differenza fondamentale sta nel fatto che mentre i gulag ed i lager sono chiusi, i laogai sono in funzione ancora oggi, nel terzo millennio. Nei campi laogai il cibo viene dato solo a chi lavora e produce la sua quota giornaliera. Si lavora fino a 18 ore al giorno e si produce di tutto e molti di questi prodotti sono importati in Italia e in Europa. In America esiste una legge che proibisce l’importazione dei prodotti del lavoro forzato (la 1307) che purtroppo viene raramente applicata. Gli unici prodotti che sono stati bloccati alla dogana USA sono stati il risultato delle nostre ricerche e denunce. Recentemente abbiamo presentato al Parlamento italiano una nostra proposta di legge contro l’importazione ed il traffico di prodotti del lavoro forzato, anche quelli prodotti nei laboratori clandestini che abbiamo in Italia. Anche nel Parlamento europeo sono in discussione degli ordini del giorno sul divieto di importazione ai prodotti del lavoro minorile e del lavoro forzato che sono, innanzitutto, immorali, ma che, inoltre, hanno un impatto terribile sulle nostre industrie e sulla occupazione in occidente. La Laogai Research Foundation ha pubblicato due rapporti che denunciano il grande export dei Laogai. Uno nel giugno del 2008 che elenca 314 laogai apparsi nalla Banca Dati della Dun & Bradstreet come semplici imprese commerciali e l’altro nel febbraio di quest’anno che elenca 120 imprese/laogai che pubblicizzano i loro prodotti sui siti commericali internazionali in numerose lingue. Trentatrè di questi si fanno pubblicità in lingua italiana! Successivamente Brandi ha esaminato in numerosi aspetti di quall’altra faccia della Cina di cui si parla poco oggi per non disturbare i traffici internazionali: la persecuzione dei cattolici e di tutte le religioni, le sterilizzazioni e gli aborti forzati, le esecuzioni capitali e la vendita degli organi, la censura della libertà di stampa, la persecuzione delle minoranze (uighuri, tibetani e mongoli), l’imperialismo militare ed economico cinese e la catstrofe ambientale. È seguito un acceso dibattito fra i presenti riguard alle misure necessarie per far cessare tali atrocità come non comprare prodotti cinesi ed intervenire presso le autorità politiche e sindacali. Il convegno si è concluso in tarda serata.

TB

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