Cina, la sfida ideologica all’Occidente passa (anche) per internet
La Cina si tuffa con decisione nel mondo del web, facendone l’arma per l’ennesimo scontro con il mondo occidentale. Ad ufficializzarlo è il quotidiano ufficiale dell’Esercito di Liberazione Popolare (PLA), che annuncia la necessità di occupare internet per contrastare i detrattori del Dragone.
Nella foto: militari del PLA
Secondo quanto sostenuto dalle forze armate cinesi, il web ad oggi è preda dell’attacco indiscriminato condotto in tandem dalle forze occidentali ostili e da quelli che sono bollati come “traditori interni”, che ha come obiettivo il partito comunista, i suoi leader e – più in generale – il sistema di valori cinese, messo in pericolo da attività volte a promuovere “valori universali” e “democrazia costituzionale”, ritenuti da Pechino una manovra volta a destabilizzare e confondere il popolo cinese.
L’editoriale pubblicato dal PLA evidenzia la crescita del livello di “paranoia” da parte delle autorità cinesi, una sorta di sindrome da accerchiamento frutto dell’impatto di internet sulla società del Dragone. Un effetto evidentemente sempre più difficile da controllare con meri atteggiamenti difensivi quale la censura radicale, portata avanti tramite il cosiddetto “Great Firewall” che vede all’opera decine di migliaia di impiegati governativi. Un processo che nelle ultime settimane ha fatto registrare un nuovo inasprimento, con il blocco della versione cinese del sito wikipedia e l’accusa di “incitamento all’odio razziale” per Pu Zhiqiang, avvocato specializzato in diritti umani, “colpevole” di aver espresso la propria opinione su temi caldi riguardanti il Dragone – come per esempio la disputa con il Giappone a proposito del possesso di alcune isole nel Mar Cinese Orientale – e trattenuto in carcere da mesi.
Tuttavia, le crescenti difficoltà nella capacità di frenare la diffusione delle informazioni – frutto anche della sempre maggiore abilità nell’aggirare anche i divieti più stringenti, tramite l’utilizzo di proxy e network virtuali privati (VPN) – hanno spinto Pechino a passare da una mera tattica difensiva di “cyber-repressione” – comunque in fase di espansione, grazie anche alle nuove leggi allo studio – ad una vera e propria controffensiva all’insegna del “cyber-warfare”, una guerra aperta ed ideologica sul web, basata non solo sull’utilizzo di “cyber spie” in grado di svolgere operazioni di vero e proprio “hackeraggio”, ma anche e soprattutto su un capillare processo di controinformazione.
In sostanza, la Cina decide di scendere apertamente in campo, utilizzando appieno tutte le armi a disposizione per svolgere un ruolo da protagonista anche sul web e lanciando un messaggio forte e chiaro all’Occidente. Accantonando quindi la visione del web quale “nemico da respingere ed oscurare” e puntando a sfruttarne tutti i vantaggi. Una soluzione che da un lato – come auspicato anche dalle autorità statunitensi – potrebbe aprire ad una maggiore trasparenza del web. Ma dall’altro, potrebbe mettere nelle mani della Cina un’arma non facile da depotenziare.
International Business Times,24/05/2015
English article, The Diplomat: Chinese Military Declares the Internet an Ideological ‘Battleground’
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