Censura online, nuova stretta di Pechino

Il governo cinese ha deciso di rafforzare i controlli e la censura su Internet – per “eliminare disturbi sociali e controllare la situazione” – attuando una nuova legislazione che impone di registrarsi con il proprio nome per ottenere l’accesso ai siti online. Lo annunciano i media statali, secondo cui Pechino “continuerà a espandere il sistema del nome reale, costruirà un nuovo team di volontari e professionisti per il controllo della Rete e per regolare l’accesso alle informazioni”. Il regime, comunque, non abbandona i vecchi metodi: la polizia ha avvertito il noto dissidente Hu Jia – famoso per le sue battaglie contro le requisizioni forzate e la diffusione dell’Aids in Cina – di non rilasciare più interviste. Nonostante Hu sia formalmente un uomo libero (è stato rilasciato in giugno dopo 3 anni di prigionia) dà fastidio al governo: “Mi hanno detto che, se anche io sono in grado di resistere alla pressione, mia madre non lo è”. La nuova stretta su Internet ha riscosso l’approvazione dei quotidiani governativi. Ieri il Beijing Daily criticava i blogger per la loro “mancanza di responsabilità” e per il loro modo di “diffondere pettegolezzi: se non verranno fermati, potranno causare grandi danni al Paese”. Gli analisti si sono divisi sul sistema scelto: secondo alcuni è “un’ottima idea”, mentre altri la ritengono impraticabile. Oltre al nome, infatti, serve il numero di carta d’identità e l’impiego attuale. Il governo continua comunque anche sulla strada della repressione fisica ma, nonostante questo, trova chi gli si oppone. Parlando con Radio Free Asia, Hu Jia ha spiegato: “Mi hanno minacciato, ma non possono farlo. Siamo tutti cittadini liberi, con libertà di movimento, e non ci sono le basi legali per impedirci di incontrarci. Le minacce alla mia famiglia non mi spaventano, mi fanno soltanto adirare di più”.

Fonte: Asia News, 19 ottobre 2011

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