Due adolescenti tibetani si danno fuoco nel Sichuan
Asia News ci dà notizia delle ennesime tragiche immolazioni in Tibet. Sono ormai 51.
Asia News ci dà notizia delle ennesime tragiche immolazioni in Tibet. Sono ormai 51.
Sono ancora ignote le sorti di cinque giovani monaci tibetani, arrestati nei giorni scorsi durante una serie di raid della polizia cinese nel monastero di Gyalrong Tsodun, a Barkham, nella contea di Ngaba (provincia del Sichuan).
Le forze di sicurezza cinesi hanno ucciso un tibetano e arrestato altri sei mentre cercavano di disperdere una manifestazione di 1000 persone contro la ripresa dei lavori di sfruttamento di una miniera nella contea di Markham.
Un giovane tibetano di 24 anni è morto dopo essersi dato fuoco lo scorso 10 agosto a Meruma, piccolo villaggio nomade a circa 20 km a est di Ngaba (Sichuan), in protesta contro la repressione cinese in Tibet.
Un altro giovane tibetano, che faceva parte del monastero di Kirti, si è autoimmolato ieri gridando slogan contro l’occupazione cinese in Tibet. Il 30 marzo di quest’anno altri due monaci dello stesso monastero si sono autoimmolati.
Un giovane tibetano si è dato fuoco vicino a Lhasa, capitale della Regione autonoma tibetana (Rat), per chiedere il ritorno del Dalai Lama in Tibet e protestare contro il regime cinese.
La vita è sofferenza, e la sofferenza è data dagli attaccamenti materiali: queste, sono le prime due delle Quattro Nobili Verità, la base di tutto l’insegnamento buddista (le alte due, per chi se lo stesse chiedendo, recitano che la fine delle sofferenze è raggiungibile, seguendo la via della cessazione delle sofferenze, ovvero gli insegnamenti buddisti).
La polizia cinese ha picchiato e arrestato una ragazza tibetana di 17 anni, perché chiedeva il ritorno del Dalai Lama in Tibet, l’indipendenza del Tibet e il rilascio del Panchen Lama e di tutti i prigionieri politici tibetani.
Negli scorsi giorni l’ICT (International Campaign for Tibet) ha presentato alla HRC (Human Right Commission) delle Nazioni Unite un rapporto intitolato “60 anni di malgoverno cinese: discussione sul genocidio culturale in Tibet”.
“Visto il deteriorarsi della situazione all’interno del Tibet che a partire dal 2008 ha portato all’aumento dei casi di autoimmolazione da parte di tibetani, siamo costretti a presentare le nostre dimissioni.
Centinaia di tibetani che vivono a Lhasa ma originari dalle zone orientali dell’altopiano tibetano, sono stati espulsi dalla capitale tibetana dalle autorita’ cinesi.
Un monaco tibetano è morto nelle carceri cinesi, in seguito alle torture subite dagli agenti di polizia. Il religioso buddista era rinchiuso in una prigione della contea di Nyagrong, prefettura di Kardze, una delle Prefetture autonome del Tibet nella provincia cinese del Sichuan.
La LRF di Washington ha tenuto una conferenza in onore delle vittime tibetane. In data 8 giugno la LRF ha voluto dare la possibilità ai partecipanti di ascoltare le storie di sette ex prigionieri politici che sono stati arrestati per proteste pacifiche, sofferto torture fisiche e abusi mentali mentre scontavano la loro penanei campi laogai.
Da un lato, i pendii himalayani, dall’altro le acque infuriate del Bhote Koshi: Kodari, 1600 metri sul livello del mare, quattro ore da Kathmandu su una strada spesso dissestata dal panorama magnifico, è un caotico luogo di frontiera fra il Nepal e il Tibet, perso nei fumi neri che escono dai tubi di scappamento dei [...]
Questa mattina, verso le ore 6:30 (ora locale) un nomade tibetano si è dato fuoco per protesta contro il regime comunistra cinese in Tibet.