Dura presa di posizione di Paolo Bernasconi sugli accordi con la Cina: “Finiscono neutralità e indipendenza“.
Oggi è l’ultimo giorno della visita di Stato del presidente cinese Xi Jimping in Svizzera. In questi giorni Berna e Pechino hanno siglato diverse intese in ambito economico, culturale ed energetico. Nella giornata di oggi Xi Jinping è atteso a Davos, dove parlerà a circa 3’000 manager di multinazionali e alle autorità politiche di molti Paesi. Svizzera e Cina hanno concordato una strategia comune per rafforzare le relazioni commerciali, un passo senza dubbio importante che non ha fatto l’unanimità: “Dopo decenni di asservimento alla NATO, ecco l’inchino alla dittatura cinese”.
A tuonare contro la “calata di braghe di Berna” è l’avvocato Paolo Bernasconi, che dalle colonne de La Regione ha severamente criticato l’atteggiamento della Svizzera nei confronti del colosso cinese. “Il motto di quest’anno del World economic forum di Davos è ‘leadership responsabile’ - rimarca Bernasconi – Ma non si parla di responsabilità verso i diritti umani, di sviluppo ambientale sostenibile, di applicazione degli standard minimi dell’Organizzazione mondiale del lavoro”.
“Nel 2013 il Consiglio federale convinse il Parlamento a ratificare un accordo di libero scambio con la Repubblica popolare cinese malgrado non contenesse le clausole usuali a favore della salvaguardia dei diritti umani (e ieri come se non bastasse sono stati firmati accordi collaterali a questo accordo liberticida), garantendo in cambio la continuazione di colloqui sul tema con le autorità cinesi. Ci si attende in questi giorni la continuazione di questi colloqui”.
Ma non è solo l’importante tema dei diritti umani a far storcere il naso a Bernasconi: a Zurigo è attiva da un anno la China construction bank (terza banca al mondo) mentre nel 2017 è attesa, sempre a Zurigo, la Industrial and commercial bank of China, la prima banca mondiale, che servirà a facilitare le acquisizioni di aziende in Europa. “Come potrà la Finma controllare il rispetto della politica sulle persone esposte politicamente visto che tutti i tycoon cinesi lo sono? – si chiede Bernasconi – E come farà ad imporre i propri decreti alla prima banca al mondo?”
“Dopo decenni di asservimento alla NATO ecco l’inchino alla dittatura cinese. Finiscono neutralità e indipendenza svizzera. Nessuna perplessità sulle ricadute geopolitiche e di fronte all’infiltrazione strategica cinese tacciono pure i partiti xenofobi”.
“Nessuna preoccupazione riguardo alla legittimazione svizzera offerta pubblicamente a un governo impegnato in una politica contraria alle tradizioni umanitarie e liberali ancorate nella nostra Costituzione”, conclude un amareggiato Bernasconi.
Ticino News,17 gennaio 2017
English article,Talk to China: No Business without Human Rights! [1]