Arcipelago laogai invitata a Freedom in the World organizzato da Società Libera.[Video]

Venerdì 26 marzo la nostra associazione “Arcipelago Laogai” ha partecipato ad un incontro organizzato da Società Libera per dare vita ad una piattaforma per la salvaguardia dei diritti umani.

 

L’obiettivo dell’incontro è stato quello di riunire i rappresentanti di tutte le “Associazioni” e dei “Popoli oppressi” per definire una linea comune che possa coinvolgere l’intera popolazione, nazionale ed internazionale, attraverso una massiccia campagna di informazione sulla “libertà negata” a milioni di civili in tutto il mondo.

Hanno partecipato: Vincenzo Olita presidente di Società Libera, Maria Perrone Relazioni Internazionali di Società Libera, Gianni Colacione di Liberi TV, Alessandro Massari dei Radicali italiani, Emiliano Silvestri di Radioradicale, Sergio Rovasio dell’Ass.Marco Pannella, Yik Mo Wong organizzazione del Fronte Civile per i Diritti Umani a Hong Kong (da Taiwan), Blanca Briceno fondatrice Airsven (gruppo sostegno Internazionale alla Resistenza in Venezuela), Dechen Kelsang presidente comunità tibetana in Italia, Dechen Dolkar della comunità tibetana Italia, Giuseppe Manes del Direttivo Arcipelago Laogai, Esmail Mahades della resistenza iraniana, Steve Emejuru Ochimba Presidente comunità nigeriana del Lazio e coordinatore del Movimento africani di Roma, Michel Tran Duc membro del Viet Tan (per la democrazia in Vietnam), Tran Dung Nghi della comunità vietnamita Francia, Enver Can Responsabile Ilham Tohti Initiative e Gheyur Kurban del Congresso Uyghuro Mondiale.

La riunione, che si è svolta in modalità Zoom, inizia con una breve introduzione del Presidente Di Società Libera Vincenzo Olita. Da qui segue una vivace discussione tra i convenuti da cui emergono temi e iniziative possibili affinché si possa costituire un movimento internazionale per la tutela della sacralità dei diritti dell’uomo, sistematicamente violati in numerose regioni del Mondo. A farla da padrone è stata la “questione cinese”.

La comunità tibetana, quella Venezuelana e quella uyghura hanno ampiamente confermato quello che da anni noi di Arcipelago Laogai sosteniamo, ovvero la durissima repressione delle libertà fondamentali dell’uomo sotto il regime cinese.

Tutto questo si evince dalle toccanti testimonianze di alcuni convenuti; come quella dell’ Uighuro Enver Can il quale ricorda come il nome dell’ organizzazione non profit derivi il suo nome dalla dedica al professor Toti che sta scontando un ergastolo per aver sostenuto l’amicizia la pace e una implementazione della Costituzione cinese.

Dopo il suo imprigionamento nel 2014, gli sono stati conferiti 10 premi internazionali e il coraggio sacrificio con cui ha promosso i diritti umani e la libertà. Il Partito comunista cinese voleva ridurlo al silenzio imprigionandolo, ora invece è l’Uighuro più conosciuto al mondo.

Uno dei premi che ha vinto è il premio Sakharov istituito dal Parlamento europeo. E’ anche stato candidato premio Nobel negli ultimi tre anni. Secondo alcune fonti di Enver Can, la strategia del Partito Comunista Cinese sta cambiando; si crede possa esistere una sorta di “soluzione finale” anche se senza uccisioni di massa, e purtroppo sia il governo tedesco che l’Unione Europea non stanno riconoscendo veramente come dovrebbero quello che sta succedendo nei confronti di questa minoranza nello Xinjiang orientale.

Altrettanto emblematica è stata la testimonianza di Yik Mo Wong.

Il signor Wong è coordinatore del movimento civile di Hong Kong per la difesa dei diritti umani. Così dice: “come sapete nel 2018 due milioni di persone sono scese in strada, ma purtroppo il movimento è finito e molti di noi sono stati ridotti all’esilio, io sono a Taiwan ma molti atri sono in negli USA o nel Regno Unito.

Le proteste di massa nel 2019 hanno tenuto l’attenzione di tutto il mondo. Abbiamo avuto il coraggio di sfidare la Cina, strada per dimostrare quello che volevamo volevamo elezioni voleva una riforma della polizia e per un anno e mezzo abbiamo continuato a lottare però purtroppo poi con il COVID-19 tutto è finito ed è iniziata la rappresaglia.

Molti di noi sono stati imprigionati e le elezioni sono state cancellate e quello che il partito comunista cinese ha promesso, cioè elezioni libere non lo ha mantenuto”. Continua Wong: “ l’unione europea ha da sempre sostenuto che avrebbe stretto rapporti commerciali sempre più importanti con la Cina se Pechino avesse dato prova di migliorare la politica nei confronti dei diritti umani.

Purtroppo non è stato così. Vediamo ovunque il marchio made in China quindi gli accordi vanno avanti malgrado la sua politica di repressione nei confronti degli uighuri. Anche noi avevamo sperato che le promesse del partito comunista cinese si sarebbero avverate, invece ne stiamo tutt’ora pagando le conseguenze; la libertà sta lentamente sparendo ad Hong Kong. Noi vorremmo che il mondo intero non cadesse in questa trappola, ovvero di continuare a fare accordi commerciali con la Cina senza prima aver liberato gli uighuri, restituita la libertà a Hong Kong e al Tibet.”

Durante il dibattito non viene risparmiata una durissima stoccata agli Istituti Confucio sparsi in buona parte del pianeta: “Di Istituti Confucio se ne contano 10 in Italia, 18 in Francia, 19 in Germania [non dimentichiamoci che in Africa ve ne sono 51, in Uganda addirittura il mandarino è inserito come materia obbligatoria di studio].

Questi Istituti danno dei fondi ad università e Licei [come accade anche in Italia] così da poterne controllare la cultura. Questo è come un veleno per i nostri studenti. Per fortuna alcuni Paesi hanno scelto di chiudere gli istituti Confucio come la Svezia e la Norvegia. Io credo fortemente nel multiculturalismo e credo fermamente che solo quando tutti i Paesi del Mondo contrasteranno questa invasione culturale cinese, potremo uscirne fuori da questo monopolio culturale.”

Dopo due lunghe ore di confronto serrato su temi ampiamente condivisi da tutti i convenuti, nasce l’idea di “Società Libera” di unire le forze ed iniziare un percorso che, attraverso la fondazione di una piattaforma per i diritti umani, possa inizialmente portare l’opinione pubblica a conoscenza di queste tematiche e poi coinvolgere le Istituzioni, comprese la scuole. Perché solo da una corretta informazione la società occidentale può prendere atto di queste pericolose violazioni e trattarle nelle sedi politiche opportune.

La nostra Associazione Arcipelago Laogai continua a monitorare le condizioni durissime dei campi di concentramento cinesi attraverso fonti dirette e giornalistiche da tutto il mondo. Dal canto nostro già da tempo svolgiamo conferenze nelle scuole coinvolgendo allievi e mostrando loro foto e filmati del duro regime comunista cinese.

Nel 2010 la nostra associazione si è fatta promotrice presso il Parlamento Italiano di una proposta di legge (L.3887) contro l’importazione ed il traffico dei prodotti del lavoro forzato e ha denunciato alla Commissione Contraffazioni l’importazione di concentrato di pomodoro dai campi Laogai dello Xinjiang in Italia. Ma tutto questo ad oggi, dopo 11 anni, rimane lettera morta.

Come non essere d’accordo con la chiosa della donna tibetana “ Noi dobbiamo decidere se inchinarci o opporci alla Cina; a questo proposito voglio ricordarvi le parole di Nelson Mandela: la libertà è una sola; le catene imposte ad uno di noi pesano sulle spalle di tutti.”

Giuseppe Manes, Arcipelago laogai: in memoria di Harry Wu

Condividi:

Stampa questo articolo Stampa questo articolo
Condizioni di utilizzo - Terms of use
Potete liberamente stampare e far circolare tutti gli articoli pubblicati su LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, ma per favore citate la fonte.
Feel free to copy and share all article on LAOGAI RESEARCH FOUNDATION, but please quote the source.
Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 3.0 Internazionale.