Apple e i prodotti fatti dai minori
La mela, questa volta, è quella della discordia. Il pomo d’Adamo è quello di Steve Jobs, che fa fatica ad ingoiare questo amaro boccone. Alcuni dei partner industriali asiatici del gigante dell’hi-tech hanno impiegato manodopera minorenne e sono state riscontrate diverse infrazioni agli orari di lavoro ma nessuna misura è stata presa.
Apple ha redatto il rapporto sulla responsabilità dei fornitori, un documento che prontamente viene messo a disposizione di tutti sul web. Si tratta di un’analisi, una sorta di supervisione fatta anche con lo scopo di controllare che vengano garantiti il rispetto delle leggi in materia di lavoro. Sono emersi alcuni dati poco confortanti riguardo alcuni dei partner orientali, fabbriche nelle quali vengono prodotti in particolare iPod. Dalle 24 pagine del documento si legge che in tre di queste sono stati impiegati operai 15enni e che altri 11 operai sono stati assunti ancora minorenni anche se ora hanno raggiunto il limite di età minimo necessario per essere impiegati, senza fornire ulteriori dettagli. Desta anche una certa preoccupazione che due stabilimenti abbiano falsificato i dati anagrafici della manodopera, nel tentativo di celare la loro responsabilità. Anche la locazione specifica delle fabbriche non è resa nota, Apple si appoggia su diversi partner anche a Singapore, in Tailandia, in Malesia e nelle Filippine, ma la quasi totalità dei prodotti viene assemblata in Cina.
Sono almeno 55 le fabbriche in cui gli orari di lavoro (60 ore settimanali) non vengono rispettati, anche in questo caso non è dato sapere molto di più.
Salari e contributi non sono rispettati in 24 fabbriche cinesi, i cui operai vengono pagati meno dei minimi contrattuali fissati in ragione di 115 dollari mensili (85 euro).
Tra gli altri diritti lesi appaiono 20 fabbriche nelle quali le donne vengono sottoposte a test di gravidanza prima di essere assunte.
Queste verifiche sono opportune e conferiscono ad Apple un grande merito ma le conseguenze di queste scoperte, almeno fino ad ora, si limitano alla critica e al monito, soltanto in caso di recidiva i rapporti commerciali verrebbero troncati.
La settimana scorsa, in un impianto di produzione cinese di Suzhou al quale si appoggiano sia Apple sia Nokia, 62 operai sono stati ricoverati in seguito ad avvelenamento da tossine, episodio commentato soltanto da un portavoce del gruppo che controlla la fabbrica secondo il quale “gli operai stanno bene e presto torneranno al lavoro”.
Apple si dichiara estranea ma ora ci si attende delle mosse incisive e ponderate. Per decenni abbiamo esportato praticamente di tutto in tutto il mondo. E’ arrivato il momento di esportare la cultura dei diritti umani.
Fonte: TgCom, 14 marzo 2010
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