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52esimo anniversario della rivolta tibetana nel 1959

Alle ore 11,00 del 10 marzo 2011, davanti all’Ambasciata cinese, ospitata nella villa ex-Badoglio, si sono radunati moltissimi tibetani, religiosi e non, e moltissimi amici del Tibet. Hanno pregato, cantato e parlato per commemorare la rivolta di 52 anni fa, quando i cinesi con le armi in pugno, costrinsero all’esilio in India il XIV Dalai Lama seguito da molti fuggiaschi che cercarono di portare in salvo anche suppellettile sacra ed importante per la loro religione. Si sono succeduti gli oratori della maggior parte delle associazioni promotrici della manifestazione, politici e non, tutti ripresi da Radio Radicale. Per la Laogai Research Foundation ha parlato la professoressa Maria Vittoria Cattania. Il sit in della mattina si è protratto fino alle ore 13,00. Alle ore 12,00, intanto, è stata esposta una grande bandiera tibetana sulla facciata del Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma. Alle ore 19,30 nell’Auditorium dell’Ara Pacis Augustae, ha avuto luogo lo spettacolo “Satyagraha” (resistenza passiva), consistente nell’esibizione di un famoso cantante tibetano accompagnato nell’ordine da tre strumenti: una grande conchiglia marina, un tamburo col manico e una sorta di piccolo violino. E’ seguito il balletto ideato e diretto da Toni Candeloro, che ha rappresentato i concetti gandhiani di “resistenza passiva” e “non violenza”. Gli artisti sono stati accompagnati al pianoforte da una composizione inedita del Maestro Bussotti. Subito dopo è stato letto dall’On. Vattani il saluto del sindaco Alemanno, che ha aperto la serie degli interventi dei deputati e degli organizzatori principali dell’evento. L’On. Melandri non ha fatto mancare una lode al popolo tibetano per la sua mancanza di odio verso i cinesi e la pratica della non violenza, dopo 62 anni di repressione. L’On. Rauti ha espresso grande comprensione e pietà per le vittime più deboli della situazione tibetana: le donne e i bambini. Da pochi mesi la Cina ha aggiunto un altro strumento repressivo, più letale della stessa morte fisica. E cioè la proibizione dell’insegnamento della lingua madre, il tibetano, nello stesso tibet. La Presidente della Commissione tibetana in Italia, che ha introdotto tutti gli inetrventi, ha poi chiamato sul palco tutti gli organizzatori della manifestazione e li ha ringraziati solennemente imponendo loro la famosa leggerissima sciarpa bianca. Una persona, protagonista dell’evento, ha tuttavia fatto notare la totale assenza di giornalisti.

Piede di Lumaca